di Luca Salomone
Conti fortemente
in positivo per gruppo Ovs, che, fra l’altro, ha appena annunciato il perfezionamento dell’acquisto degli 11 negozi di Gap in Italia, praticamente
tutti ubicati nei maggiori outlet, a parte quello di Roma Via del Corso.
Le vendite nette
dell’esercizio provvisorio, chiuso il 31 gennaio 2022, sono state superiori
alle attese: 1,36 miliardi di euro, in crescita del 34,6% sul 2020, il che ha
permesso di recuperare i livelli del 2019.
Nel quarto trimestre
il dato ha raggiunto 380 milioni di euro, con un aumento di 35 punti sul
corrispondente e in linea con la situazione pre-pandemica.
Il canale
e-commerce ha continuato nella sua corsa con un +23% sul 2020 e una variazione superiore
al 100% rispetto al 2019.
L’indebitamento finanziario
netto rettificato, al 31 gennaio 2022, è stato di 198 milioni di euro, dunque
in netto miglioramento rispetto alle previsioni.
«Nel complesso –
ha commentato l’ad, Stefano Beraldo - siamo tornati sul livello del 2019, pur
in presenza di un impatto negativo derivante dall’inatteso lockdown che ha
inciso nel primo trimestre e dall’aggravarsi dei contagi nelle ultime settimane
dell’anno. Grazie alle azioni commerciali e di prodotto attivate nel 2021 il gruppo
ha visto incrementare la quota di mercato con una crescita superiore a quella
di tutti i maggiori concorrenti, inclusi gli specialisti online, operanti nel nostro
mercato dell’abbigliamento».
Il flusso di
cassa operativo (escludendo i proventi derivanti dall’aumento di capitale) ha
superato 120 milioni di euro.
«L’anno 2022 –
avverte Beraldo - sarà ancora caratterizzato da incertezze sia sul fronte
dell’emergenza sanitaria, sia sul versante delle tensioni sui costi. Crediamo
tuttavia che la nostra azienda sia ben posizionata per accogliere quei clienti
che, a fronte di quella che riteniamo sarà una generale tendenza al rialzo dei
prezzi, vorranno trovare in noi la miglior combinazione di qualità, prezzo
corretto, moda e sostenibilità».
Il Cda, seguendo il mandato dell’assemblea dei soci, ha anche deciso di procedere, tramite un intermediario già designato, a un programma di acquisto di azioni proprie per un controvalore massimo di 10 milioni di euro. Il buy back è finalizzato, tra l’altro, a nuovi investimenti e alla stabilizzazione di anomale variazioni dei titoli.