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La pandemia rende meno dolce il cioccolato di Caffarel

La pandemia rende meno dolce il cioccolato di Caffarel
La pandemia rende meno dolce il cioccolato di Caffarel

La pandemia rende meno dolce il cioccolato di Caffarel

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Emanuele Scarci

di Emanuele Scarci

Cioccolato amaro per la piemontese Caffarel, da anni alla ricerca del rilancio nella fascia medio-alta di mercato.

Ma nel 2020 l’emergenza sanitaria ha tagliato le vendite del 20%. E ora l’azienda ha comunicato di voler attivare una procedura di Cigs per ristrutturazione aziendale per 90 addetti full time tra operai e impiegati.

Caffarel è controllata dalla multinazionale svizzera Lindt che negli ultimi anni ha tentato il rilancio della controllata italiana puntando sulla tradizione del cioccolato con nocciole di alta qualità. Molto quotati i gianduiotti e il cioccolato alle nocciole di Piemonte Caffarel. Ma, secondo la casamadre, la pandemia ha dato uno scossone al canale distributivo e alla vendita diretta.

Nei fatti Caffarel spa dal 2017 al 2019 ha aumentato i ricavi da 62 a 71,5 milioni ma anche le perdite d’esercizio sono salite da 1,3 a 1,6 milioni.

Gratificarsi col dolce

Eppure il 2020 è stato un anno di crescita per il cioccolato in Italia, specie per le tavolette, meno per i cioccolatini. Il lockdown ha spinto la voglia di gratificarsi e il consumo tra le mura domestiche, tanto che le vendite nella distribuzione moderna hanno registrato un incremento del 20% nel primo trimestre e del 10% nel secondo.

Nonostante il recente balzo dei consumi gli italiani sono tra i meno golosi in Europa. Di cioccolato ne consumiamo appena 5 kg per nucleo familiare l’anno contro una media europea di 11 kg.




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