In Gran Bretagna protestano i titolari di convenience store

In Gran Bretagna protestano i titolari di convenience store
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Protestano vibratamente i titolari inglesi di convenience store, riuniti nell’Acs (Association of convenience stores) constatando che oggi, secondo alcuni dati di ricerca, il 14,5% dei loro negozi resta vuoto. br />
E’ in atto, in Gran Bretagna come altrove, una desertificazione del commercio nei centri storici. E dire che i convenience, con un range di apertura che si estende dalle 7 del mattino alle 23 o, addirittura alle 24, offrono un importante servizio al consumatore.
“Il problema – commenta James Lowman, chief executive di Acs – è in parte nella recessione, e in parte è legata a una politica di investimenti distorta, che mira a sostenere più che altro le aperture di nuovi punti di vendita nelle località extaurbane”. Scendono così, e molto, le opportunità per quegli imprenditori che invece vogliono sviluppare il proprio business all’interno delle città.
Nel Regno Unito sono stati recentemente programmati 40 milioni di piedi quadrati di nuove superfici distributive (ossia 3,8 milioni di metri quadrati), ma l’80% di questa considerevole cifra è destinata, appunto, a locazioni nelle zone periferiche e nell’hinterland dei grandi nuclei cittadini. E negli anni la situazione è peggiorata. Basti dire che lo stesso indicatore si situava al 60% nel 2006.
Del resto anche le misure prese dai governanti sembrano privilegiare aree non urbane. “Senza una politica che cauteli le hight streets – conclude Lowman – si finirà per sradicare completamente il retail dal cuore pulsante delle nostre comunità”.
E’ in atto, in Gran Bretagna come altrove, una desertificazione del commercio nei centri storici. E dire che i convenience, con un range di apertura che si estende dalle 7 del mattino alle 23 o, addirittura alle 24, offrono un importante servizio al consumatore.
“Il problema – commenta James Lowman, chief executive di Acs – è in parte nella recessione, e in parte è legata a una politica di investimenti distorta, che mira a sostenere più che altro le aperture di nuovi punti di vendita nelle località extaurbane”. Scendono così, e molto, le opportunità per quegli imprenditori che invece vogliono sviluppare il proprio business all’interno delle città.
Nel Regno Unito sono stati recentemente programmati 40 milioni di piedi quadrati di nuove superfici distributive (ossia 3,8 milioni di metri quadrati), ma l’80% di questa considerevole cifra è destinata, appunto, a locazioni nelle zone periferiche e nell’hinterland dei grandi nuclei cittadini. E negli anni la situazione è peggiorata. Basti dire che lo stesso indicatore si situava al 60% nel 2006.
Del resto anche le misure prese dai governanti sembrano privilegiare aree non urbane. “Senza una politica che cauteli le hight streets – conclude Lowman – si finirà per sradicare completamente il retail dal cuore pulsante delle nostre comunità”.
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