“Il 2020 ha messo seriamente alla prova la capacità di reazione della filiera del Nord Italia agli imprevisti di un’annata che difficilmente sarà dimenticata", dichiara il presidente dell’OI Tiberio Rabboni. "Dapprima si è avuto l’impatto delle misure di contrasto alla pandemia Covid sui consumi e sugli stili di vita della popolazione europea e mondiale e poi, nelle nostre campagne, un clima estivo anomalo che ha determinato la raccolta della maggior parte del pomodoro nel mese di agosto. Entrambe le prove sono state superate positivamente, a conferma di una diffusa capacità di reazione e di innovazione che ha il suo presupposto nella lettura in tempo reale delle dinamiche dei mercati e nella consolidata collaborazione interprofessionale tra parte agricola ed industriale”.

Aumento delle passate (+1,1%, trend consolidato degli ultimi cinque anni), raddoppio dei trasformati del biologico ed incremento dei prodotti destinati al commercio al dettaglio per il consumo casalingo (+5,4%), diretta conseguenza dell’effetto Covid. È stato questo l’andamento dei derivati del pomodoro da industria del Nord Italia nel corso del 2020.

L’istantanea è il frutto dell’analisi dei dati sui prodotti finiti, raccolti ed elaborati dall’Organizzazione interprofessionale OI Pomodoro da industria del Nord Italia, in base alle comunicazioni giunte dai 27 stabilimenti facenti capo alle 21 imprese di trasformazione del Nord Italia al termine di una campagna 2020, durata 59 giorni (5 In meno del 2019 in virtù del picco produttivo nel mese di agosto), che ha permesso di trasformare nel complesso circa 2,7 milioni di tonnellate di materia prima, coltivata su circa 37.000 ettari, per ottenere i seguenti prodotti finiti: polpa (38,2% con utilizzo di 1.039.523 tonnellate di materia prima); passate (29,9% pari a 814.031 tonnellate); concentrati (30,4 % pari a 825.737 tonnellate); sughi (1,3% con 33.082 tonnellate).

Per quanto riguarda le tipologie di prodotto, in aumento sono le passate, che consolidano il trend di crescita dell’ultimo quinquennio. L’incremento si attesta intorno al punto percentuale, complice la domanda data dai consumatori su effetto delle restrizioni per l’emergenza sanitaria. In aumento anche i concentrati, dato il picco di disponibilità di materia prima nel mese di agosto, ed in calo invece la polpa. La passata primeggia fra i derivati a produzione biologica, che nel 2020 sono addirittura quasi raddoppiati. Un successo reso possibile da un’efficace programmazione dei quantitativi, in risposta alla richiesta dei consumatori, sulla base dei quali sono state aumentate le superfici coltivate a bio. Un altro fattore positivo è stato il favorevole andamento climatico del 2020 – con particolare riferimento all’areale ferrarese nel quale si concentra la maggior parte della produzione bio del Nord Italia – che non ha causato significativi problemi nelle rese in campo, anche per la produzione biologica.

A livello di canali, l’OI rileva un forte incremento di materia prima destinata alla trasformazione dei derivati appartenenti al canale commerciale retail, ossia gli esercizi commerciali al dettaglio, che hanno registrato un balzo del +5,4% rispetto all’anno passato, arrivando a coprire il 35,5% del totale delle produzioni nel Nord Italia. Continua il trend discendente dei prodotti destinati alle altre industria, che registrano un calo del 4,6% rispetto all’anno precedente, dovuto in gran parte a scelte commerciali di grandi aziende del territorio. Tuttavia, al canale industriale è ancora destinata la maggior quantità di materia prima trasformata, circa il 46,7% del totale. Abbastanza stabile è, invece, il quantitativo di materia prima destinata alla produzione di derivati per il canale Horeca con circa il 17,8% che, nonostante l’anno così avverso per le restrizioni sul food service, riporta nel 2020 solo il lieve calo del -0,8%, in controtendenza con il trend di costante aumento degli ultimi anni.