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Innovazione e aggregazione per l’ortofrutta

Innovazione e aggregazione per l’ortofrutta
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Innovazione e aggregazione per l’ortofrutta

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Redazione
La segmentazione della domanda, la globalizzazione dei mercati, la destagionalizzazione dei consumi e la crescente aggregazione del sistema distributivo caratterizzano il settore ortofrutticolo italiano. Per aumentare la competitività e conquistare nuovi mercati sembra quindi indispensabile puntare sulla concentrazione dell’offerta.

E la recente nascita di Agrintesa rappresenta da un lato un’ottima risposta alle esigenze delle imprese associate e dall’altro un esempio da seguire perché il settore italiano possa competere con successo sui mercati mondiali.

Questo è quanto emerso durante il convegno “La competitività dell’ortofrutta: innovazione, mercati, ocm” organizzato a Faenza da Confcooperative Emilia Romagna.

“E’ indispensabile - ha commentato Paolo Bruni, presidente di Apo Conerpo e di Fedagri/Confcooperative – che la riforma dell’Organizzazione Comune di Mercato dell’ortofrutta rafforzi il sistema delle Op dotandole degli strumenti necessari per poter regolamentare il mercato, ma anche ciò non è sufficiente se non è supportato da un’adeguata politica di aggregazione delle realtà produttive che consenta di penetrare con maggior efficacia i mercati”.

E nella maggior parte dei casi sono proprio le imprese cooperative gli strumenti più idonei a svolgere la funzione di cerniera tra la produzione e il consumo. “Quando assumono dimensioni adeguate - prosegue Bruni - consentono di instaurare con la grande distribuzione organizzata un rapporto più equilibrato. Sappiamo bene infatti che la produzione rappresenta l’anello più debole della filiera e da sempre sconta una debolezza contrattuale nei confronti del moderno sistema distributivo”.

Il presidente di Agrintesa Raffaele Drei ha sottolineato che la creazione di questa nuova associazione porterà a un aumento del grado di competitività e garantirà una sempre migliore redditività ai produttori associati.

Sempre secondo Drei, la diminuzione dei costi raggiungibile attraverso un’economia di scala, la razionalizzazione degli investimenti nei campi e negli stabilimenti, l’innovazione varietale, la concentrazione dell’offerta e la forte specializzazione produttiva costituiscono gli strumenti indispensabili per aggredire i nuovi mercati, in particolare quelli asiatici.

E tutto ciò potrà contribuire a migliorare ulteriormente i già buoni risultati ottenuti in Emilia Romagna, che nel settore ortofrutticolo vanta una leadership indiscussa, rappresentando il 68% dell’intera produzione italiana di pere, il 35% di pesche ed il 14% di kiwi.

Aumentare le dimensioni medie aziendali (anche attraverso l’aggregazione dei fattori produttivi fra più aziende in modo da ridurne i costi), sostenere ricerca e innovazione, promuovere la certificazione di qualità e partecipare direttamente alle attività ad alto valore aggiunto della logistica distributiva e della relazione con il consumatore. Sono questi i consigli esposti dall’assessore regionale dell’agricoltura Tiberio Rabboni per affrontare e vincere le sfide del mercato globale.

Altrettanto decisivo è aumentare la concentrazione dell’offerta. “Un importante contributo in questa direzione – ha dichiarato Rabboni – arriverà dal nuovo piano regionale di sviluppo rurale, che prevede misure finalizzate ad incentivare l’aggregazione e la qualificazione delle imprese nonché l’approccio di filiera per una significativa rivalutazione del prodotto agricolo nel rapporto con gli altri soggetti dell’agroalimentare”.

“Di fronte alle sfide di un mercato sempre più grande e complesso – ha infine dichiarato Paolo De Castro, ministro per le politiche agricole e forestali intervenendo in collegamento telefonico al convegno – è necessario raggiungere soglie dimensionali maggiori e dotarsi di un’organizzazione commerciale moderna ed efficiente in grado di favorire la conquista di nuove piazze a livello internazionale”.

Accanto alle riorganizzazioni produttive e commerciali un ruolo importante per aumentare la competitività del settore lo può giocare anche la riforma dell’Organizzazione Comune di Mercato.

“Stiamo lavorando attivamente assieme ad altri paesi europei – ha concluso il Ministro – per ottenere quelle correzioni di rotta necessarie per garantire alle organizzazioni di produttori gli strumenti e le risorse indispensabili per poter affrontare con successo le sfide future”.
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