Starbucks. Il buono e il cattivo del caffè

Starbucks. Il buono e il cattivo del caffè
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Un libro-inchiesta che ripercorre l’ascesa di una delle aziende simbolo del capitalismo americano e ne analizza gli effetti sui luoghi e sull’economia mondiale del caffè.
Le caffetterie Starbucks che conosciamo oggi derivano dalla visione sviluppata da Howard Schultz, storico amministratore delegato tornato recentemente al timone dell’azienda, durante un viaggio a Milano nel 1983. Rimasto colpito dalle centinaia di bar presenti in città, l’allora direttore marketing cercò di convincere i suoi superiori affinché l’azienda si trasformasse da torrefazione a catena di caffetterie.
Di fronte ai continui rifiuti Schultz fondò da solo una catena battezzata Il Giornale, che in pochi anni crebbe fino a consentirgli di acquistare Starbucks e adeguarne i punti vendita. Qualità del caffè e ispirazione italianizzante sono stati inizialmente i punti di forza delle caffetterie, ma ben presto l’offerta si adeguò alle esigenze dei consumatori americano. Oggi la forza del gruppo è proprio quella di riuscire a vendere come caffè, a prezzi impensabili fino a qualche anno fa, bevande a base di latte dai sapori più disparati.
Clark, pur criticando diversi aspetti del business e sfatando molti miti che Starbucks ha cercato di costruire, mostra come siano del tutto infondati alcuni degli attacchi più ricorrenti. Come le accuse di rovinare le piccole caffetterie a gestione familiare, che invece hanno cominciato a svilupparsi in America dopo che Starbucks ha fatto esplodere la mania per il caffè, e quella di sfruttare gli agricoltori dei Paesi in via di sviluppo.
Taylor Clark
Starbucks. Il buono e il cattivo del caffè
Egea
Milano
2009
284 pagine
19 euro
Le caffetterie Starbucks che conosciamo oggi derivano dalla visione sviluppata da Howard Schultz, storico amministratore delegato tornato recentemente al timone dell’azienda, durante un viaggio a Milano nel 1983. Rimasto colpito dalle centinaia di bar presenti in città, l’allora direttore marketing cercò di convincere i suoi superiori affinché l’azienda si trasformasse da torrefazione a catena di caffetterie.
Di fronte ai continui rifiuti Schultz fondò da solo una catena battezzata Il Giornale, che in pochi anni crebbe fino a consentirgli di acquistare Starbucks e adeguarne i punti vendita. Qualità del caffè e ispirazione italianizzante sono stati inizialmente i punti di forza delle caffetterie, ma ben presto l’offerta si adeguò alle esigenze dei consumatori americano. Oggi la forza del gruppo è proprio quella di riuscire a vendere come caffè, a prezzi impensabili fino a qualche anno fa, bevande a base di latte dai sapori più disparati.
Clark, pur criticando diversi aspetti del business e sfatando molti miti che Starbucks ha cercato di costruire, mostra come siano del tutto infondati alcuni degli attacchi più ricorrenti. Come le accuse di rovinare le piccole caffetterie a gestione familiare, che invece hanno cominciato a svilupparsi in America dopo che Starbucks ha fatto esplodere la mania per il caffè, e quella di sfruttare gli agricoltori dei Paesi in via di sviluppo.
Taylor Clark
Starbucks. Il buono e il cattivo del caffè
Egea
Milano
2009
284 pagine
19 euro
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