Più ordine sui saldi

Più ordine sui saldi
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Il tessile-abbigliamento si coalizza per risollevare il settore, con una serie di proposte mirate a modificare le attuali norme in fatto di date di avvio dei saldi e di liberalizzazione delle vendite promozionali. Federdistribuzione e Federmodaitalia, due organizzazioni di Confcommercio Imprese per l’Italia, hanno scritto infatti una lettera congiunta ai governatori e agli assessori delle regioni a nome della grande, media e piccola distribuzione, affrontando la questione, che si articola in 3 punti chiave.
In primo luogo si chiede l’uniformità nazionale nella data di avvio dei saldi estivi e invernali. “L'attuale delega alle regioni in fatto di definizione del giorno di inizio dei saldi produce inefficienza e disordine. - ha detto a Distribuzione Moderna Stefano Crippa, relazioni esterne e ricerche socio-economiche di Federdistribuzione -. Le faccio un esempio. I saldi estivi in Veneto sono iniziati il 17 luglio anziché nei primi giorni del mese. La conseguenza? I consumatori veneti, per effettuare i propri acquisti a prezzo ribassato, sono “migrati” dalla loro regione a quelle limitrofe, in attesa che i saldi partissero anche a casa loro. In Veneto, a causa di questo avvio posticipato delle svendite, la perdita è stata del 10-20% sul fatturato generato dal periodo di saldi. E ci hanno perso tutti, dal piccolo dettagliante alla grande catena distributiva.”
Permettere la liberalizzazione delle vendite promozionali, pure durante i saldi o nella fase immediatamente precedente, è la seconda richiesta del mondo del tessile-abbigliamento. “Impedire la liberalizzazione delle promozioni in tempo di saldi o poco prima comporta una netta perdita per le aziende e uno svantaggio per i consumatori. - continua Crippa - Nel comparto dell'abbigliamento la rotazione dell'offerta merceologica anche nella stessa stagione è ormai un must. La liberalizzazione delle promozioni consentirebbe quindi di gestire meglio le giacenze a magazzino (inevitabili proprio a seguito della costante rotazione delle merceologie) e offrirebbe all'utente più opportunità di acquisto a prezzi scontati.”
Secondo Federdistribuzione e Federmodaitalia, questa soluzione andrebbe estesa – e qui veniamo al terzo punto della questione – anche agli articoli a veloce deprezzamento o ad obsolescenza tecnologica (come i cellulare o i pc), che avendo un ciclo di vita piuttosto breve, rischiano di restare invenduti e quindi “sulle spalle” dei retailer.
In primo luogo si chiede l’uniformità nazionale nella data di avvio dei saldi estivi e invernali. “L'attuale delega alle regioni in fatto di definizione del giorno di inizio dei saldi produce inefficienza e disordine. - ha detto a Distribuzione Moderna Stefano Crippa, relazioni esterne e ricerche socio-economiche di Federdistribuzione -. Le faccio un esempio. I saldi estivi in Veneto sono iniziati il 17 luglio anziché nei primi giorni del mese. La conseguenza? I consumatori veneti, per effettuare i propri acquisti a prezzo ribassato, sono “migrati” dalla loro regione a quelle limitrofe, in attesa che i saldi partissero anche a casa loro. In Veneto, a causa di questo avvio posticipato delle svendite, la perdita è stata del 10-20% sul fatturato generato dal periodo di saldi. E ci hanno perso tutti, dal piccolo dettagliante alla grande catena distributiva.”
Permettere la liberalizzazione delle vendite promozionali, pure durante i saldi o nella fase immediatamente precedente, è la seconda richiesta del mondo del tessile-abbigliamento. “Impedire la liberalizzazione delle promozioni in tempo di saldi o poco prima comporta una netta perdita per le aziende e uno svantaggio per i consumatori. - continua Crippa - Nel comparto dell'abbigliamento la rotazione dell'offerta merceologica anche nella stessa stagione è ormai un must. La liberalizzazione delle promozioni consentirebbe quindi di gestire meglio le giacenze a magazzino (inevitabili proprio a seguito della costante rotazione delle merceologie) e offrirebbe all'utente più opportunità di acquisto a prezzi scontati.”
Secondo Federdistribuzione e Federmodaitalia, questa soluzione andrebbe estesa – e qui veniamo al terzo punto della questione – anche agli articoli a veloce deprezzamento o ad obsolescenza tecnologica (come i cellulare o i pc), che avendo un ciclo di vita piuttosto breve, rischiano di restare invenduti e quindi “sulle spalle” dei retailer.
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