Massimo impegno per sostenere l’industria dell’olio d’oliva nella questione dei dazi americani. È questo, in sintesi, il messaggio che Cecilia Malmström, commissaria UE al Commercio, ha lanciato in una lettera ufficiale, inviata lo scorso 6 agosto a Fedolive, la federazione europea di settore.

Fedolive, alcune settimane fa, aveva scritto alle istituzioni di Bruxelles sottolineando il contributo economico del settore all’economia UE ed i gravi contraccolpi che il comparto subirebbe se i dazi, preannunciati dall’amministrazione statunitense in risposta ai presunti sussidi europei all’aeronautica, diventassero realtà. “La Commissione è consapevole – afferma la commissaria Malmström nella lettera - dell’impatto sul settore delle misure progettate dagli Usa. Abbiamo sostenuto con vigore che il dialogo deve prevalere tra partners come l’Unione Europea e gli Stati Uniti e siamo impegnati nell’individuare una soluzione negoziata per chiudere la disputa”.

L’obiettivo è di giungere ad un accordo nel quadro del WTO, l’organizzazione mondiale per il commercio, direttamente coinvolta nello scontro. Tuttavia, nella lettera Malmström assicura che la Commissione, pur cercando il negoziato, sarà «molto attenta alla necessità di garantire la tutela degli interessi del settore dell'olio d'oliva dell'UE se la situazione lo richiedesse».

Per le imprese, l’impegno della Commissione UE rappresenta un passo molto importante che fa intravedere finalmente la possibilità di evitare una decisione drammatica per l’intero comparto olivicolo-oleario, europeo e italiano. Gli Stati Uniti sono il primo importatore di olio d’oliva a livello internazionale e questo spiega le preoccupazioni di Fedolive circa le restrizioni commerciali ventilate dall’USTR, l’Ufficio per il commercio estero di Washington.

Secondo Andrea Carrassi, direttore generale di Fedolive e di Assitol, l’Associazione Italiana dell’Industria olearia, gli effetti dei dazi imposti dagli States potrebbero essere davvero negativi. «L’industria europea – ricorda - produce 2,2 milioni di tonnellate di olio d’oliva ma, nel caso gli Stati Uniti imponessero i dazi, un comparto come il nostro subirebbe un calo delle esportazioni pari ad almeno il 50%».

Inoltre, sulla base delle prime stime orientative sui contraccolpi delle misure americane, la quota di mercato Usa detenuta dall’industria italiana diminuirebbe del 25% circa, riportando indietro il settore al 2014, ovvero l’annus horribilis dell’olio d’oliva. «Gli effetti pronosticati per l’Europa valgono anche per l’industria italiana – afferma Carrassi – che rischia di vedere dimezzato il fatturato delle imprese». Non vanno poi sottovalutate le conseguenze sulla nostra bilancia commerciale. Soltanto lo scorso anno, le vendite dell’extra vergine negli Stati Uniti hanno fruttato all’Italia quasi 400 milioni di dollari.