C’è fermento fra le aziende del settore del commercio elettronico: una recente proposta di direttiva Ue in materia di tutela dei consumatori rischia infatti di pesare sulle spalle delle imprese e-commerce per ben 10 miliardi di euro (soprattutto a causa delle spese di trasporto).
Certo, gli articoli della proposta di normativa devono ancora passare al vaglio degli stati membri, ma già molti fra i principali rappresentanti dell'industria del commercio elettronico nostrana e internazionale hanno espresso chiaramente il loro dissenso in merito all’attuale bozza di legge.
Molti i punti della proposta di normativa comunitaria “bocciati” dagli operatori del commercio elettronico, a partire dall’articolo che imporrebbe ai siti di commercio elettronico di consegnare la merce in tutta Europa, obbligando di conseguenza le aziende a prevedere sistemi di pagamento in sette valute differenti e contratti di spedizioni in 27 paesi.
In secondo luogo, le critiche da parte degli addetti ai lavori riguardano le nuove misure relative al diritto di recesso, portato dagli attuali 7-10 giorni a 28. Mentre, sempre in caso di recesso, il sito di e-commerce potrebbe essere tenuto al rimborso del consumatore entro 14 giorni e non più entro 30, come in passato.
In tal modo – lamenta per esempio Netcomm, il consorzio italiano dell'e-commerce – l'azienda potrebbe essere obbligata a rimborsare il bene prima di averlo ricevuto indietro, e non avendo avuto neppure la possibilità di verificare che sia integro e uguale a quello spedito.