Dopo i primi avvertimenti all’indomani della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, a distanza di due anni è arrivato dalla Commissione europea il richiamo formale di abrogazione della legge 204/2004.

La richiesta rappresenta l’ultimo atto di una norma che ha avuto un iter particolare e che già nella fase di conversione aveva riservato una sorpresa, fissando un generale obbligo di indicare in etichetta l’origine dei prodotti alimentari. Sulla legge Bruxelles dichiarò subito le sue perplessità e ora si è arrivati alla mossa finale. In una lettera trasmessa il 17 ottobre scorso la Commissione Ue rileva che una serie di disposizioni della norma sono in contraddizione con l’articolo 28 del trattato dell’Unione europea e con la direttiva 13/2000 relativa all’etichettatura dei prodotti alimentari.

L’obbligo per tutti gli articoli commercializzati in Italia di indicare il luogo di provenienza “stabilito unilateralmente da uno Stato membro – sostiene la lettera – è contrario all’articolo 28 in quanto incita il consumatore a preferire i prodotti nazionali”. La nota puntualizza che tale obbligo vale “soltanto qualora il consumatore possa essere indotto in errore circa l’origine o la provenienza effettiva del prodotto” e che “ nel caso presente è chiaro che le citate disposizioni controverse, non conformi al diritto comunitario, sono quanto meno potenzialmente fonte di ostacoli agli scambi infracomunitari”.

Bruxelles non concede dunque spazi di manovra e avverte che se entro un mese l’Italia non procederà alla cancellazione della legge 2004, verrà avviato il procedimento di infrazione.