Aggiornato a martedì 23 settembre 2025
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Più pesce e meno carne nel carrello degli italiani

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Più pesce e meno carne nel carrello degli italiani

Più pesce e meno carne nel carrello degli italiani

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Redazione

Qualche decimale in più di crescita su base annua, poco significativo nell’insieme, ma che cela al suo interno una profonda rivisitazione in chiave salutistica della sporta della spesa delle famiglie italiane.

È quanto emerge in estrema sintesi dall’ultima rilevazione Ismea-Nielsen sugli acquisti alimentari domestici relativa ai primi nove mesi dell’anno, che conferma seppure in maniera più attenuata il dato positivo delle vendite alimentari al dettaglio diffuso i giorni scorsi dall’Istat.

Dopo la flessione del 2014 (-1%), le indicazioni fin qui disponibili sull’anno in corso segnalano una ripresa dello 0,3% della spesa nel comparto food and beverage, sintesi di tendenze molto differenziate tra i vari segmenti.

Elemento portante, spiega l’Ismea, sembra essere la maggiore consapevolezza dello stretto rapporto tra alimentazione e benessere che, sulla scia dei messaggi sempre più insistenti dei media, si riflette in un maggior acquisto di frutta e verdura, pesce, e yogurt e una flessione sempre più accentuata di carne, uova e latticini.

Da gennaio a settembre 2015, emerge dalle elaborazioni dell’Istituto, la contrazione della spesa per le carni e i lattiero caseari è stata rispettivamente del 5,6% e 3,2%.

Più nel dettaglio, la carne bovina arretra in valore di circa il 6%, replicando per il momento il pesante bilancio del 2014 (-5,8%) e quella suina accelera di molto il trend flessivo degli acquisti con un meno 7,7% (era di 2,5 punti percentuali la flessione registrata del 2014). Tengono invece i consumi per i salumi, all’interno dei quali la flessione di acquisti per salami e wurstel è compensata da un lieve aumento di quelli per il prosciutto crudo.

In aumento evidente la spesa per l’acquisto di prodotti ittici (+4,6%), frutta (+3,8%), ortaggi (+1,6%), anche per l’effetto dei rincari dei prezzi. In flessione (-0,7%) la spesa per i derivati dei cereali, che risente del dato negativo nel segmento merendine e prodotti della prima colazione, mitigato dall’incremento degli acquisti di pasta e riso. Il più 16,5% messo a segno dagli olii e i grassi è invece direttamente legato al caro prezzi e alla scarsa presenza di promozioni a causa della produzione deficitaria della scorsa annata.

Buona, infine, la performance delle bevande alcoliche e analcoliche che registrano una progressione del 3,8%.

       
       

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