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L’indice di fiducia degli italiani guadagna un punto percentuale

L’indice di fiducia degli italiani guadagna un punto percentuale
L’indice di fiducia degli italiani guadagna un punto percentuale

L’indice di fiducia degli italiani guadagna un punto percentuale

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Redazione

Nel quarto trimestre 2016 l’indice di fiducia degli italiani risulta in crescita di un punto rispetto al trimestre precedente (58 punti vs 57) ma rallenta rispetto allo stesso periodo del 2015, quando si attestava a quota 61, il picco più alto mai raggiunto dal nostro Paese dal 2010.

Comunque, l’indice si mantiene ben al di sopra dei livelli di guardia. Durante la crisi, infatti, si era toccata la soglia minima dei 39 punti (quarto trimestre 2012). I dati emergono dalla Global Consumer Confidence Survey di Nielsen effettuata su un campione di 30.000 individui in 63 Paesi, tra i quali l’Italia.

All’interno della Survey, il dato italiano della fiducia dei consumatori viene raffrontato con quello della media europea, che raggiunge un valore sensibilmente più alto (81 punti vs 58), trainato dalle performance di Germania (101) e Regno Unito che, nonostante la Brexit, detiene il primato nel Vecchio Continente (102). Germania e Regno Unito sono rispettivamente in crescita di 3 punti e 1 punto rispetto al quarto trimestre 2015. Rimane alto il gap che ci divide anche dalla Francia (66 punti) e dalla Spagna (86) e l’unico Paese con un livello di fiducia più basso del nostro resta la Grecia (53).

Segnali più positivi provengono invece dalla misurazione della propensione al consumo. Un italiano su cinque (19%) dichiara che quello presente è il momento giusto per fare acquisti, sulla base di una valutazione positiva dello stato della propria situazione finanziaria. Infatti, ben il 25% è dell’idea che quest’ultima migliorerà entro dodici mesi. Questo risultato si configura sensibilmente in crescita sia su base tendenziale (+2 punti) che congiunturale (+6 punti).
Rimane, d’altra parte, ancora molto consistente la percentuale di quanti pensano che il risparmio sia la migliore collocazione del denaro dopo le spese essenziali (39%), in calo di 3 punti rispetto allo scorso anno (42%) ma in linea con il terzo trimestre 2016. Valori crescenti si rilevano quando si richiede agli italiani verso quali spese sono orientati dopo l’acquisto dei prodotti necessari: il 32% intende spendere per le vacanze (vs 30% del quarto trimestre 2015), il 31% per l’abbigliamento (vs 30% 2015), il 25% per l’intrattenimento fuori casa (vs 23%). La Survey prende anche in esame l’atteggiamento nei confronti della congiuntura economica generale del Paese. Rimane alta la consapevolezza della crisi, registrata nell’85% dei connazionali (vs 80% nel quarto trimestre 2015), anche se a livelli notevolmente più bassi di quelli osservati nel 2013 e nel 2014, quando si posizionava su valori, rispettivamente, del 98 e 96%. Il 15%, in crescita di un punto rispetto al quarto trimestre 2015, ritiene che si uscirà dalla recessione entro la fine dell’anno.

Uno degli elementi fondanti della prudenza degli italiani nel valutare la situazione economica nazionale è la preoccupazione relativa alle prospettive lavorative, che si posiziona in cima alle apprensioni degli intervistati (il 18% la menziona). Il dato è aggravato dal fatto che l’86% di quanti si dichiarano incerti sul posto di lavoro (contro il 79% di un anno fa) pensano che tale condizione non si risolverà neanche entro i prossimi dodici mesi. Le altre preoccupazioni sono quelle che riguardano l’economia (12%). Nella ricerca si evidenzia, tuttavia, che questo dato è nettamente inferiore rispetto a quello rilevato nel Regno Unito (18%) e, soprattutto, a quello rilevato in Spagna, dove quanti si dichiarano preoccupati sul fronte dell’economia è salito al 23% nell’ultimo trimestre 2016. Meno importanti come percentuali, seppure consistenti, le preoccupazioni nei confronti dell’immigrazione e della salute (entrambe all’8%) e del terrorismo (al 7%).

La lente dei ricercatori di Nielsen si focalizza, poi, su quanti hanno modificato le proprie abitudini di spesa per poter risparmiare, che sono il 52% degli intervistati, valore da leggersi in positivo se si tiene conto che nello stesso periodo del 2015 erano il 72%. Questi 20 punti in meno indicano che la tendenza verso il consumo è in sensibile aumento, confermando il trend iniziato dal 2014.

Tra le azioni intraprese dagli intervistati per ridurre le spese nel budget familiare, lo studio di Nielsen evidenzia la decisione di ridurre i pasti take-away (62%, tre punti in più rispetto al dato di fine 2015), l’acquisto di nuovi capi di abbigliamento (57%) e l’intrattenimento fuori casa (53%). Al contempo, nel settore food, si cerca di scegliere i brand più economici all’interno dei supermercati (51%), di spendere meno per vacanze/weekend fuori porta (40%) e limitare i consumi di gas ed elettricità (37%).

D’altra parte, se si prospetta un miglioramento delle condizioni economiche generali, gli italiani si mostrano ottimisti e, di conseguenza, anche le azioni per tagliare i costi si ridimensionano. Saranno, infatti, molti meno i cittadini che risparmieranno sui pasti take-away (23%), il divertimento fuori casa (19%) e le vacanze (11%) nei prossimi mesi.

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