Il Consiglio di Stato autorizza la revisione dell’impianto normativo dei sacchettini a pagamento per l’ortofrutta sfusa.

In un parere del 29 marzo l’organo amministrativo ha dichiarato infatti che, "fermo restando il primario interesse alla tutela della sicurezza e igiene degli alimenti, è possibile per i consumatori utilizzare nei soli reparti di vendita a libero servizio (frutta e verdura) sacchetti monouso nuovi, dagli stessi acquistati al di fuori degli esercizi commerciali e conformi alla normativa sui materiali a contatto con gli alimenti, senza che gli operatori del settore alimentare possano impedire tale facoltà, né l’utilizzo di contenitori alternativi alle buste in plastica, comunque idonei a contenere alimenti quali frutta e verdura, autonomamente reperiti dal consumatore". Il parere, rilasciato in seguito a una richiesta del Ministero della Salute, precisa inoltre "non può escludersi, alla luce della normativa vigente, che per talune tipologie di prodotto uno specifico contenitore non sia neppure necessario".

Una saggia decisione? Da un lato sì, in quanto sono state proprio le borse riutilizzabili, impiegate massicciamente dai cittadini dopo l’entrata in vigore delle sanzioni pecuniarie previste dalla Legge 116/2014, a tagliare il consumo di buste usa e getta di oltre il 50 per cento.

Viene spontaneo però porsi una domanda. Visto che il consumatore aveva ormai archiviato e metabolizzato la cosa c’era proprio bisogno che l’Esecutivo mobilitasse il Cds in questo senso?

La risposta è no. E sul no concordano sia molte assoconsumatori sia Federdistribuzione, che scrive in una nota: “L’applicazione di questa norma, per come definita al momento, appare di grande complessità. L’attribuzione della responsabilità ultima all’esercente sul suo rispetto richiede l’introduzione di processi specifici nell’organizzazione dei punti vendita, con il rischio di peggiorare il servizio ai clienti, costretti a sottoporsi a nuove procedure di verifica dell’idoneità dei loro sacchetti”.

Di rilevanza anche il tema della tara: le bilance nei supermercati sono impostate con una tara predisposta sul peso dei sacchetti ultraleggeri a disposizione dei clienti nel punto vendita.

“Riteniamo necessario – conclude la Federazione - procedere a una semplificazione dell’impianto della norma, che ne consenta un’applicazione nei punti vendita senza un aggravio di procedure per gli esercenti e senza disagi per i consumatori. In questo senso riteniamo che la possibilità di mettere a disposizione dei clienti i sacchetti ultraleggeri senza alcun costo possa rappresentare una valida soluzione. Chiediamo al Governo l’apertura di un confronto per rimettere ordine complessivamente alla materia e in particolare per prendere in considerazione alternative che rispettino i criteri, del tutto condivisibili, di rispetto dell’ambiente”.

Ma purtroppo la cessione gratuita pare esclusa dalla filosofia di fondo della norma comunitaria, che intende responsabilizzare la clientela finale proprio applicando il principio del pagamento obbligatorio.

Perfettamente allineata con Federdistribuzione è Coop, secondo la quale “la sentenza è di difficile attuazione nella gestione operativa dei punti di vendita data l’impossibilità di verificare l’idoneità dei sacchetti rispetto alle leggi vigenti”.

“Al riguardo auspichiamo che vengano interpellate le associazioni della distribuzione, per evitare che le norme diventino ancora più complicate delle attuali, di difficile applicazione per i consumatori e per gli operatori dei punti di vendita”.

Secondo il leader si pone l’esigenza di autorizzare le aziende a fornire gratuitamente sacchetti ultraleggeri compostabili per i consumatori. Sarebbe un vantaggio per chi fa gli acquisti e una semplificazione importante per gli operatori, anche se le borse riutilizzabili costituiscono un indubbio vantaggio ambientale.

Aggiornato il 6 aprile 2018

Scarica il parere del Cds da qui