Real estate: il retail alza la voce. High street e centri commerciali a confronto
Real estate: il retail alza la voce. High street e centri commerciali a confronto
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Bene per l’immobiliare destinato alla distribuzione al dettaglio, che mostra segnali positivi sia nelle maggiori vie commerciali, sia nei siti destinati agli shopping center. Lo riporta Savills nel suo ‘Italy Retail Spotlight’, riferito ai primi nove mesi del 2024.
Partiamo dalle high street, con un andamento robusto e confermato dalle nuove aperture e dalle esigenze di marchi che vogliono entrare nel mercato italiano e guardano non solo a Milano, Roma, Firenze e Venezia, ma anche a destinazioni orientante allo svago, come le località sciistiche e marittime.
Firenze emergente
Una grande operazione, la più grande dell’ultima decade, ha contribuito a cambiare le carte in tavola. Infatti, in aprile Kering ha acquisito, in Via Montenapoleone 8, un intero stabile da Blackstone, con un deal da 1,3 miliardi di euro. Questo ha consentito al transato di balzare intorno a 1,5 miliardi di euro, dunque con un netto recupero sul passato. Ma in realtà il caso non è stato unico, visto che le grandi transazioni sono state in totale quattro (due nella piazza meneghina).
Se Milano, seguita da Roma, resta al centro dell’interesse, spicca sempre di più Firenze come destinazione privilegiata, soprattutto per gli acquisti di beni di lusso. Fra gennaio e settembre la capitale della Toscana ha visto l’inaugurazione di circa 170 punti vendita, di cui il 74% legato a catene e il 29% riconducibile a soggetti internazionali.
In prima fila, per la fascia alta del commercio, la centralissima Via de’ Tornabuoni, che ha canoni medi di 7mila euro annui al metro quadrato. La strada, pur essendo al terzo posto in Italia in quanto ad appetibilità, resta, tutto sommato, quasi conveniente: Milano si attesta, sempre in media, intorno ai 15mila euro al mq e Roma viaggia sui 13mila. Outsider è Venezia, dove i locatari si accontentano di 6mila euro.
Dice Francesca Cattagni, head of high street leasing di Savills: «Il mercato high street testimonia la sua resistenza. Le principali destinazioni sono, ancora una volta, costituite dalle maggiori città, che, grazie al giusto mix fra quartieri artistici e vie commerciali, sono in grado di aumentare la percorrenza sia locale, sia turistica. Ma, come abbiamo visto, emergono località di turismo, in forte ripesa, e divertimenti».
Centri commerciali in tenuta
Lusso come unico protagonista? Niente affatto perché a tirare la volata degli immobili sono anche supermercati, centri commerciali e factory outlet.
Gli shopping center, per esempio, mostrano segnali positivi, anche se leggermente in chiaroscuro.
Secondo i dati Cncc i fatturati sono lievemente calati (-0,5%) sui primi 9 mesi del 2023, e questo in tutte le aree del Paese, ma la frequenza di visita è risultata in salita dell’1,4% a perimetro costante.
Solo nel portafoglio gestito da Savills (24 centri) ci sono state, nei primi nove mesi, 60 nuove aperture, per 16 mila mq Gla, con un focus speciale su abbigliamento, cultura, tempo libero e regalistica.
Commenta Alberto Albertazzi, head of retail management di Savills: «L’industria dei centri e parchi commerciali si dimostra di interesse sia per i retailer, sia per i consumatori. Le contrazioni dei ricavi sono certamente effetto del rialzo dei prezzi degli ultimi anni, ma sono anche generate da situazioni meteorologiche contingenti, le quali condizionano la gestione delle scorte e, in generale, le abitudini di acquisto».
E le proiezioni per i prossimi trimestri? Savills è ottimista, dal momento che all’orizzonte c’è una pipeline significativa di operazioni.
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