Secondo una ricerca realizzata da REAG - Real Estate Advisory Group in Italia il mercato immobiliare della grande distribuzione organizzata è risultato essere il settore verso cui gli investitori hanno mostrato il maggior interesse confermandosi, soprattutto per gli investitori stranieri, come il comparto del real estate italiano valutato come il meno rischioso, più appetibile e ancora dotato di margini di crescita almeno per quanto riguarda il prodotto di qualità ben localizzato.

Nel 2012 sono emersi i primi segnali di rallentamento anche in questo comparto: gli scambi sono diminuiti e gli investitori hanno cominciato a percepire come reale il rischio di una sensibile contrazione dei consumi. Nella prima parte del 2013 il volume degli investimenti è aumentato pur mantenendosi su livelli contenuti rispetto al passato.

Dalla seconda metà del 2011 e nel 2012 sono emersi diversi fattori di rischio che non si sono attenuati nell’anno in corso: i consumi degli italiani si sono progressivamente ridotti e gli ultimi dati mostrano un crollo delle vendite del commercio al dettaglio anche per quanto riguarda l’alimentare. Negli ultimi 6 anni il reddito delle famiglie italiane è cresciuto meno dell’inflazione dei prezzi al consumo deteriorando il potere d’acquisto: i consumi sono stati sostenuti dalla progressiva riduzione della propensione al risparmio che dal 2007 al 2012 è passata dal 12,6% all’8,3%. La politica di bilancio ha inciso sull’andamento del potere d’acquisto aumentando la pressione fiscale e ha portato ad una rapida revisione al ribasso dei piani di spesa di imprese e famiglie.

Molti nuovi sviluppi hanno notevolmente rallentato le tempistiche di realizzazione. La commercializzazione delle nuove strutture o degli spazi sfitti in quelle già operative richiede tempi di chiusura dei contratti sempre più lunghi. Un numero sempre crescente di retailer, soprattutto quelli in grado di assorbire consistenti quote di mercato nel loro settore, hanno chiesto di rivedere al ribasso i canoni di locazione per raggiungere un equilibrio sostenibile tra canone e fatturato (i.e. effort rate). Molti punti vendita hanno cambiato network imprenditoriale mentre si stima che circa il 30% delle strutture operanti nella GDO sia stato interessato da un processo di chiusura e riapertura. Negli ultimi anni si sono accentuate le differenze tra strutture localizzate in quelle che vengono definite “top location” rispetto a quelle situate in aree secondarie.

Nei prossimi anni si assisterà allo sviluppo di centri commerciali con una GLA che difficilmente supererà i 25.000 mq e di piccoli parchi commerciali (GLA < 10.000 mq) che affiancheranno i centri commerciali esistenti creando in sinergia un polo di attrazione. L’interesse degli investitori è destinato a spostarsi verso bacini con una capacità di spesa media-alta mentre per migliorare la redditività delle strutture e considerando le nuove tendenze di consumo nel food, i grandi ipermercati (superficie di vendita >10.000 mq) sono superati da format distributivi più apprezzati della clientela, quali i superstore o i mini-iper (con una superficie di vendita di circa 5.000 mq).