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Immobili commerciali: appuntamento al Mapic

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Redazione

Oltre 8.

00 partecipanti, in arrivo da 74 Paesi, 2.400 insegne e 2.300 promotori: ha chiuso con queste cifre l’edizione 2014 di Mapic, il salone dell’immobiliare commerciale che riapre i battenti mercoledì 18 novembre presso il Palais des Festivals di Cannes, per la ventunesima edizione. L'organizzazione ha già rassicurato la platea mondiale sul regolare svolgimento del Salone e sulle misure di sicurezza messe in atto a seguito dei tragici fatti di Parigi.

Paese d’onore gli Stati Uniti, mentre è atteso per la tarda primavera del 2016 il primo appuntamento con Mapic Italy, che si svolgerà a Milano con cadenza annuale. Sarà, in prima battuta, una rassegna di 1 giorno e mezzo, equamente divisa fra convegni, dibattiti e occasioni d’affari, come indica il sottotitolo, “Dealmaking area with conferences”.

La direttrice di Mapic, Nathalie Depetro, ha a suo tempo spiegato che la scelta di un secondo spin-off nel nostro Paese – dopo Mapic Cina di Shangai - è legata alla “forza dei brand italiani, coniugata con il ritrovato dinamismo del mercato immobiliare commerciale.

“Sono fattori – ha continuato - che rendono la Penisola estremamente attraente per i retailer nazionali e internazionali. Mapic Italy si indirizza alle aziende che vogliono approfittare delle notevoli opportunità di business che il vivace mercato locale del retail propone”.

In effetti, secondo i dati di Cbre, nel 2014 gli investimenti in immobili commerciali retail hanno totalizzato 2,6 miliardi di euro, in crescita del 18% sui 2,2 miliardi del 2013. Il primo semestre del 2015 ha fatto invece segnare un brusco rallentamento e ha chiuso con un decremento del 41% sul corrispondente periodo dell’anno precedente.

I sintomi di stanchezza sono proseguiti nel terzo quarter. Sempre Cbre rileva uno slittamento, rispetto ad aprile-giugno 2015 da 400 a 300 milioni, mentre il totale dei 9 mesi tocca i 900 milioni.

“Si conferma tuttavia vivace l’attività in corso – si legge nel documento periodico ‘Marketview Italia Retail’ -, con negoziazioni che potrebbero completarsi entro l’anno o nel primo trimestre del 2016. Ciò che oggi sta rallentando il volume degli investimenti nel settore commerciale è la mancanza di prodotto cosiddetto investible”, oltre alla lungaggine delle negoziazioni.

Sul totale mercato il comparto dei centri commerciali ha un peso di poco superiore al 45%, e si dimostra in buona ripresa dopo anni piuttosto difficili.

I dati del Cncc (Consiglio nazionale dei centri commerciali), emersi durante il convegno milanese “Centri commerciali e investitori”, valutano in 500.000 mq il totale dei progetti in costruzione, per un valore vicino ai 2 miliardi di euro, dati che dovrebbero ripetersi nei prossimi due anni.

La consistenza degli shopping center italiani è attualmente di 969 unità per una superficie lorda affittabile di 15,8 milioni di metri quadrati, pari a 261 mq per mille abitanti.

I cantieri aperti, riferisce ancora il Cncc, sono in tutto 10. Citiamo solo i maggiori: si va dal colosso dell’Arese Shopping Centre (92.000) di gruppo Finiper, a Brescia Roncadelle Shopping di Ikea (88.000 mq), a Maximo Shop & Fun di Roma (60.000 mq), a Verona-Adige Shopping Center di Ece (42.000) a Grandapulia di Foggia (40.000 m2, gruppo Coop) alla prima fase di Scalo Milano di Promos (altri 40.000 mq e 60.000 a regime). Nel 2017, poi, si aggiungerà il colosso Westfield Milano, di ben 175.000 metri quadrati.

Un’ultima considerazione riguarda le strategie in corso. Se è vero, da un lato, che i nostri shopping center raramente superano i 20.000 metri quadrati (la pura media matematica è di 16.300 mq Gla), è altrettanto vero quello che afferma Cbre, cioè che gli sviluppatori stanno concentrandosi su progetti di qualità. Il merchandising mix è molto studiato, come pure la concezione architettonica degli spazi.

“Il centro commerciale – si legge – diventa un luogo dove il consumatore vive un’esperienza di shopping e divertimento in stretta relazione con l’ambiente circostante (interno ed esterno) e dove può anche trovare un’offerta di ristorazione di qualità”. Anzi è proprio la food court ad avere le maggiori prospettive di crescita e ad assumere via via il ruolo di locomotiva.

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