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Spreco alimentare: a che punto siamo?

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Redazione

Il terzo appuntamento - venerdì 5 febbraio - con la Giornata nazionale italiana di prevenzione dello spreco alimentare è quasi coinciso, emblematicamente, con l’approvazione definitiva, in Francia, della prima legge europea sulla materia.

/strong> Approvata il 3 gennaio la norma prevede, per i distributori, l’obbligo di conferimento delle eccedenze alimentari alle associazioni umanitarie.

La ricorrenza è stata anche, nel nostro Paese, un’ottima occasione per fare il punto su un problema, che, a livello planetario, vale 1.000 miliardi di dollari, dato che sale a 2.600 sommando i costi dell’acqua e dell’impatto ambientale.

Nell’Ue si parla di 90 milioni di tonnellate buttate in pattumiera, mentre in Italia, secondo Waste Watcher, l’osservatorio di Last Minute Market (spin off dell’Università di Bologna), la cifra, in valore, tocca 8,4 miliardi di euro, ossia 6,7 euro settimanali per famiglia.

Proprio Waste Watcher, in collaborazione con Istituto Italiano Imballaggio, ha condotto recentemente un’inchiesta che ha messo sotto i riflettori il ruolo del packaging in chiave antispreco. Risulta che 85 consumatori su 100 sanno bene che l’imballo ha anche, e soprattutto, il compito di prolungare la vita di cibi e bevande. Il 56% sarebbe disposto a spendere qualcosa di più per avere confezioni più efficienti.

Per scongiurare la mortalità dei cibi i nostri connazionali, prosegue l’indagine, prediligono, nel 64% dei casi, le confezioni piccole, invece dei multipack. Un altro 91% legge con attenzione le etichette per verificare la data di scadenza.

In sostanza la sensibilità sul tema è elevata, anche grazie a Expo 2015, che ha fatto, proprio dello spreco, un tema centrale. Non mancano nemmeno l’attenzione delle autorità e le iniziative su vasta scala, a cominciare da Spreco Zero, campagna europea di sensibilizzazione organizzata da Last Minute, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente.

Quello che manca, invece, è una conoscenza profonda delle dinamiche del fenomeno: «Studiare meglio le cause e i comportamenti dei consumatori è il primo passo per garantire policies adeguate di prevenzione – ha affermato il fondatore di Last Minute Market, Andrea Segrè, che è anche presidente del Comitato tecnico-scientifico per il piano nazionale di prevenzione dei rifiuti del Ministero dell’Ambiente -. Per questo, Spreco Zero andrà quest’anno alla radice di un fenomeno che incide fino allo 0,5% del Pil.

“Il 2016 sarà l’anno del monitoraggio dei ‘Diari di famiglia’ – ha continuato Segrè -. Sono rilevazioni scrupolosamente annotate da famiglie campione, che indicheranno con precisione la misura quali-quantitativa dello spreco a ogni pasto e spiegheranno come il cibo gettato viene di volta in volta smaltito”.

A livello legislativo si sta lavorando per colmare il vuoto, con la proposta di normativa che ha, come prima firmataria e maggiore promotrice, la deputata Pd Maria Chiara Gadda. “Il Parlamento – scrive Gadda - ha colto la sfida e il percorso della legge è entrato nella fase più concreta, con l’avvio delle votazioni in commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati”.

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