di Luca Salomone

Fatturati stellari per la distribuzione: “Global powers of retailing 2022” di Deloitte quantifica i ricavi delle 250 maggiori realtà mondiali in 5.110 miliardi di dollari (4.533 miliardi di euro) nell’anno fiscale luglio 2020-giugno 2021, un esercizio molto intaccato dalla pandemia, ma in crescita - a rete corrente -, del 5,2 per cento.

La prima volta dei cinesi

Inutile dire che il commercio elettronico è esploso: dunque il gigante cinese JD.com con 94,4 miliardi di ricavi, è entrato nella top ten, piazzandosi al secondo posto fra i pure player, alle spalle di Amazon, che tuttavia lo distacca in modo schiacciante, con i suoi 213,6 miliardi di vendite e una seconda posizione assoluta nel retail, dove è seconda solo a Walmart (559,15 miliardi), come sempre in trono.

Da notare che JD è anche la prima azienda cinese ad aprire le porte di questo esclusivo club di multimiliardari.

I dieci nomi nella pattuglia di testa contribuiscono per il 34,6% al fatturato complessivo generato dalla top 250. L’Europa non sfigura con le presenze di Lidl (144 miliardi di Usd e 128 miliardi di euro) al quarto posto e di Aldi, all’ottavo, con 117 miliardi di dollari, ossia 104 miliardi di euro. Fra gli altri grandi nomi troviamo Costco, da un paio d’anni superato da Amazon, ma pur sempre terzo, The home depot (brico e casa), The Kroger, Wallgreens Booots Alliance (farmaco, parafarmaco, salute e bellezza) e Target (department store).

Più in dettaglio si osserva che Amazon ha quasi raddoppiato le vendite al dettaglio rispetto all’esercizio precedente, con una crescita, anno su anno, del 34,8 per cento.

Vale la pena di osservare che la top ten, malgrado il predominio, della Gdo generalista e, per conseguenza dell’alimentare, è abbastanza armonica, comprendendo catene fisiche, reitaler online e due colossi del non food.

Gli Usa vincono, ma l'Europa è più pesante

La top 10 resta monopolio degli Usa, ma con grado inferiore rispetto allo scorso anno, proprio grazie all’outsider cinese, e registra, sempre a rete corrente, un ritmo di crescita del 12,4% (+8 punti in confronto alla variazione dello scorso anno), dunque in corsa rispetto all’intera classifica (+5,2% e +0,8).

La marginalità dei primi 10 è cresciuta di 0,4 punti rispetto all'anno precedente, un risultato positivo nonostante la pressione esercitata dall'intensa concorrenza, dall'aumento dei costi del lavoro, dall’inflazione e dagli investimenti per migliorare l’e-commerce.

Nel gruppo dei 250 l’Europa si conferma la macroarea più rappresentata, grazie 90 nuovi ingressi: dodici in più rispetto al Nord America e tre in più rispetto all’anno precedente.

Le aziende del vecchio continente contribuiscono, per il 32,7%, ai ricavi complessivi della top 250, mentre i Paesi con il maggior numero di piazzamenti sono Germania (18 aziende), Regno Unito (15) e Francia (11).

Pur conservando un margine netto quasi allineato alla media della classifica a 250 (+3,3), i gruppi europei – forse meno digitalizzati - accusano in modo più netto le conseguenze delle chiusure e delle restrizioni sanitarie, con un incremento delle vendite, anno su anno, che è molto più contenuto rispetto alle altre geografie: +1,1 contro il +9,2 del Nordamerica, il 5,2 del Sudamerica e il 2,6 dell’Asia pacifico.

Il made in Italy

E l’Italia? Il nostro Paese si colloca, nel battaglione dei 250, con quattro nomi: Conad al primo posto, 61° in graduatoria, poi Coop in 77ª posizione ed Esselunga alla casella 116. Chiude Eurospin, che guadagna ben dieci posizioni grazie alle sue ottime performance e conquista il 153° posto.

Il maggiore discounter nazionale presenta, secondo Deloitte, un fatturato retail di 7.223 milioni di dollari (6.407 milioni di euro), che salgono a 7.304 (6.479) comprendendo le attività collaterali, una crescita retail del 7,5%, un Cagr 2015-2020 del 7,3% e un margine di profitto netto del 4,5% nell’ultimo esercizio considerato.

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