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Quando l'informazione vuol dire risparmio

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Redazione

C’è un’Italia dove il carrello pesa troppo, per i sempre più magri portafogli dei nostri connazionali, e una dove, con un po’ di sforzo e i giusti strumenti, si può arrivare a risparmiare qualcosa… come 3.

00 euro all’anno.

La seconda è quella dell’indagine annuale condotta da “Altroconsumo”, che dimostra come l’ammontare che si può tenere nelle proprie tasche sia addirittura raddoppiato rispetto al 2013, complice la deflazione, ma anche il prosieguo delle strategie promozionali che, se a detta della stessa Gdo, non servono nemmeno più ad attirare nuovi consumatori, sono comunque attese e pretese dal pubblico e, per questo, praticamente dovute.

A livello metodologico lo studio – che è diventato, sul sito di Altroconsumo, anche un motore con il quale localizzare i negozi più convenienti vicini alle proprie case – ha preso in esame, a maggio 2014, un campione di 907 punti di vendita – iper, super e hard discount – ubicati in 68 città capoluogo e 108 categorie merceologiche (13 freschi e 95 confezionati), in rappresentanza della parte di gran lunga preponderante del nostro carrello.

“A partire dalle 108 tipologie – si legge nella nota - si sono identificati i prodotti leader di mercato, cioè le marche che le famiglie italiane acquistano di più. In questo modo è stato possibile confrontare tutti i punti vendita sulla base di un paniere di prodotti comune, rappresentativo della spesa media di una famiglia italiana”.

Dalla particolareggiata fotografia ne esce un’interessante mappa del risparmio, per città, prodotto e insegna. Fra i nuclei urbani meno costosi campeggia, come al solito, Verona, da anni regina, a parte una caduta nel 2013, con un dato medio annuo di 5.415 euro per famiglia, rispetto a un esborso nazionale superiore di oltre 900 euro e precisamente pari a 6.356 euro.

“Secondo la classifica per città, infatti, la spesa più economica si fa in un punto vendita di Verona, SuperRossetto, subito seguito da Iperlando di Padova, Auchan di Catania e Iperlando di Treviso – si legge nell’inchiesta -. Il dato singolare riguarda la prevalenza regionale del Veneto, dove si trovano i punti vendita più economici, ma paradossalmente anche i più cari. Tra le città più care, invece, troviamo Venezia-Mestre, Bologna, Aosta, Ferrara e Modena, dove sbagliare supermercato può arrivare a costare ben oltre i 7.000 euro”.

Prendendo in esame le varie insegne “the winner is”… U2 di gruppo Unes, per il quarto anno di seguito, insieme a Auchan. Seguono “Iper La Grande I”, Leclerc-Conad e un quartetto che si condivide un piazzamento ex aequo, ossia Esselunga, Pam, Il Gigante e Ipercoop.

La cosa curiosa è proprio la vittoria di un marchio che non punta sulle promozioni e sull’high-low, avendo scommesso su altre modalità di convenienza. “La politica commerciale adottata da U2 – ribadisce un comunicato dell’azienda - risulta un fattore chiave di successo: con la formula every day low price, U2 coniuga la qualità dei supermercati Unes con un’idea innovativa per il contesto italiano, quella del low price/high value. Nessuna promozione, nessuna tessera fedeltà, nessun volantino, ma la sicurezza per il cliente di avere ogni giorno prezzi bassi nel proprio supermercato di fiducia”.


Insomma viene proprio da chiedersi, anche se il dibattito è praticamente eterno, quanto e se i vecchi tagli prezzo, strillati con opportuno volantinaggio e strategiche collocazioni in store, paghino ancora.

Prodotti. Anche se il vincitore, gruppo Unes, non è un discount, sono ovviamente i discounter a campeggiare, con un saving che supera allegramente la soglia del 60%. “Passare dal più economico dei supermercati al migliore degli hard discount – scrive sempre Altroconsumo - consente un risparmio di 3.800 euro l'anno, in alcune regioni. E, come i test dimostrano, spesso anche la qualità dei prodotti è abbastanza soddisfacente. Così le prime posizioni sono dominate da Eurospin, Penny Market, Prix Quality e Lidl. Solo in nona posizione ritroviamo gli ipermercati e supermercati con Auchan, Iper, U2 e Carrefour”.

Private label. Anche qui a dominare è U2, che stacca il follower Auchan. Seguono Ipersidis, Ipercoop, Leclerc, Bennet, Carrefour e Conad. “Ma su questo versante – scrive sempre la fonte - abbiamo notato una notevole competizione, che porta le marche private a essere un segmento in cui le opportunità di risparmio possono farsi davvero considerevoli per il consumatore”.

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