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Perché la logistica minaccia i retailer

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Redazione

Il Covid ha sconvolto il mondo della logistica, da un lato per il venir meno di molteplici flussi B2B, rimasti praticamente fermi, e dall’altro accelerando, in tutto il mondo, la richiesta di servizi di tipo B2C: lo osserva McKinsey & Company, nel rapporto “Ten steps retailers can take to shock-proof their supply chains”.

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Negli ultimi 18 mesi la quota di spesa delle famiglie in prodotti è aumentata per la prima volta in 60 anni e, così, i livelli di scorte sono calati precipitosamente. La distribuzione, infatti, esposta alle incertezze dell’inedita crisi, ha ritardato gli acquisti, almeno durante i primi mesi del contagio.

Ora i retailer, la statistica si riferisce agli Stati Uniti, dovranno spendere 39 miliardi di dollari per tornare ai livelli di inventario prepandemici, secondo le stime dell’US Census bureau, manufacturing and trade inventories and sales.

Così, in tutte le nazioni industrializzate, osserva McKinsey, il settore dei trasporti sta sperimentando una congestione senza precedenti, che ha causato interruzioni del servizio e aumenti delle tariffe, dovuti, in larga parte ai rincari delle materie prime petrolifere. Anzi è proprio il ritorno alla normalità a essere una delle principali ragioni della fiammata inflativa, che, dalle fonti energetiche, ha finito poi per dilagare su una molteplicità di beni e servizi.

Secondo la ricerca, le discontinuità della supply chain causeranno una diminuzione del margine lordo dei retailer di 20 punti a breve termine e una parte consistente (15-20%) di questa flessione è destinata a durare, se non verrà affrontata con decisione questa nuova e terribile sfida.

A causa della pandemia l'offerta di navi container è diminuita e la capacità complessiva ha perso l'11% da settembre 2020 a giugno 2021.

Dopo questo ‘taglio’ forzoso gli spedizionieri hanno tentato di reagire, ma la mossa ha avuto il risultato di intasare i porti, mettendo in pericolo soprattutto le tratte internazionali e dunque i flussi di import/export.

“Inoltre – osserva sempre McKinsey - all’interno del mondo logistico è in atto, da tempo, un graduale consolidamento, con un minor numero di grandi operatori che controllano una quota crescente della capacità globale. Le prime cinque aziende attualmente polarizzano il 65% della capacità dei container, una cifra che si prevede salirà all'80% entro il 2025” e che permetterà a questi operatori di dettare legge.

Per fortuna l'occupazione nei trasporti è in ripresa, dopo il livello minimo raggiunto nell'aprile del 2020, ma questa traiettoria non è sufficiente per tenere il passo con una domanda di beni e servizi che riprende fiato, dopo la lunga ‘pausa’ del Covid.

Sempre negli States l'US bureau of labor statistics, riferisce che il settore ha guadagnato solo 3.800 posti di lavoro durante i primi tre mesi del 2021, troppo pochi per dare una risposta concreta allo scollamento tra domanda e offerta.

I livelli di disponibilità dei magazzini, a causa dell’impennata del commercio elettronico e del vero rastrellamento di immobili destinati allo stoccaggio delle merci, sono scesi ai minimi storici, mentre gli alti tassi di utilizzo hanno fatto aumentare gli affitti. Allo stesso tempo, i salari degli addetti alla movimentazione sono tornati ai livelli del picco pandemico, nonostante la crescita dell'occupazione e ora i retailer sono in competizione per assumere personale, offrendo retribuzioni più elevate e benefit.

Amazon, per esempio, ha annunciato che sta aumentando i salari medi iniziali a 18 dollari l'ora per attirare più lavoratori temporanei, mentre Target, l’ottavo distributore americano con circa 2000 punti vendita, prevede di incentivare il personale pagando i corsi di laurea a 340.000 membri del proprio staff.

Nel mondo della Gdo i salari orari medi sono saliti costantemente, dai 17,59 dollari di settembre 2020 ai 18,68 di maggio 2021, anche se non si tratta di un fenomeno mai visto prima, dato che, grazie alla miniripresa dell’estate 2020 – quando il Covid aveva allentato la morsa -, la cifra aveva raggiunto i 18,79 dollari l’ora nel mese di agosto.

Ai nuovi costi del personale si sommano gli aumenti applicati dai corrieri, un sovrapprezzo che tiene conto dell'aumento dei volumi B2C sulle reti e i circuiti di movimentazione.

Anche in Italia non sono pochi gli esperti che lanciano l’allarme, chiedendosi se gli acquisti natalizi, ormai imminenti, non costituiranno un pericoloso collo di bottiglia e se non finiranno per creare rotture di stock e carenze per i prodotti più richiesti.

L’analisi di McKinsey si conclude con una serie di suggerimenti per il mondo distributivo, facili a dirsi, ma costosi a farsi: implementazione di piattaforme digitali per il controllo razionale dei flussi, ottimizzazione dei processi di acquisto, diversificazione del rischio su un numero maggiore di fornitori, ma anche costruzione di partnership con i fornitori abituali e fedeli, possibile investimento in una ‘flotta’ logistica privata, maggiori livelli di automazione…

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