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Marca 2023 fa i conti con l'inflazione

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Marca 2023 fa i conti con l'inflazione

Marca 2023 fa i conti con l'inflazione

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Luca Salomone

di Luca Salomone

È tutto pronto per l’edizione 2023 di Marca by Bolognafiere, che si svolge nelle giornate di mercoledì 18 e giovedì 19 gennaio in partnership con Adm-Associazione distribuzione moderna.

La rassegna occupa 6 padiglioni su 23 mila mq e prevede circa 700 imprese espositrici, fra produzione e distribuzione. Quest’ultima è rappresentata da 23 soggetti: Ard Discount, Brico Io, Bricofer, C3, Carrefour, Conad, Coop, Coralis, Cortilia, Crai, Decò, Despar, D.it Distribuzione Italiana, Italy Discount, Lekkerland, Marr, Risparmio Casa, S&C, Selex, Tuodì, Unes, Végé e, come nuovo ingresso, MD.

In contemporanea ci saranno due saloni tematici Marca Fresh (terza edizione), dedicato all’ortofrutta, e Marca Tech (nona edizione), focalizzata sui beni intermedi per la supply chain Mdd: tecnologia, ovviamente, e poi packaging, logistica, materie prime, ingredienti e servizi.

La congiuntura non fa sconti ...

Inutile dire che c’è grande attesa. L’inflazione, nei dodici mesi, è salita all’8,1% dall’1,9% del 2021, con frequenti punte intorno al 12 per cento e la spesa delle famiglie (per il solo cibo) è aumentata, secondo Assoutenti, di 513 euro, che diventano 700 per i nuclei con due figli.

Le Mdd hanno svolto un’importante azione di calmiere e sono state, più che mai, uno strumento di pressione sull’industria di marca in sede di trattative commerciali, rese molto problematiche dallo scenario macroeconomico.

Questo non vuol dire che anche le private label siano riuscite a salvarsi dai rincari. Anzi: di solito più stabili, hanno forse accusato il colpo in misura maggiore dell’Idm.

Solo nei discount, dove i marchi d’insegna e di fantasia hanno quote che oscillano, per la natura del canale, fra il 70 e poco meno del 100 per cento, gli effetti devastanti della congiuntura si sono fatti sentire in modo netto, toccano, in media annua (secondo Iri) un dato pari all’8,6 per cento, temperato fortemente, però, da prezzi di partenza e attuali che restano molto aggressivi.

Le scelte del consumatore, tuttavia, si sono ugualmente orientate, anche nel 2022 sui marchi del distributore, oltre che sui canali di acquisto low cost.

...ma le quote crescono in tutto il mondo

Secondo uno studio internazionale di NielsenIQ, la quota media delle Mdd è avanzata in tutto il mondo e, nel secondo trimestre, esse hanno raggiunto, a livello globale il 19,4 per cento, con un picco del 36% in Europa occidentale e una cifra schiacciante in quelle nazioni dove la Pl era già solidissima: Svizzera (52%), Regno Unito (44%), Spagna (42%) e Belgio (38%).

Nella nostra Italia il dato varia, a seconda dei distributori, fra il 20 e il 30% per cento e tutta la Gdo, senza eccezioni, sta arricchendo la propria offerta. Dunque non è difficile prevedere che, anche nel 2023, la quota delle Mdd sulle vendite grocery continuerà a salire.

Non solo: i grandi gruppi internazionali, di cui alcuni attivi anche in Italia, Come Lidl, stanno sempre più allargando i propri interessi verso l’industria, acquisendo aziende per produrre da sé molti beni, specie alimentari di fascia premium.

Gdo a ciclo completo

È la cosiddetta distribuzione che produce. Fra gli esempi, oltre a Lild (che a livello di gruppo si appoggia a Schwarz Production), spiccano le due grandi cooperative elvetiche, Migros e Coop, da sempre a ciclo completo, e poi di Esselunga in Italia, Colruyt in Belgio (attraverso Colruyt fine food), Wal Mart negli Usa, ma anche, ultimamente, Aldi Nord, prima non presente nel ramo industriale, ma che si è comprato, a fine anno, due fonti di acque minerali o di Aldi Sud, che, nel 2017, ha fondato New coffee company, risultato della fusione di due precedenti proprietà industriali.

Altra tendenza, per ora marginale, è l’import/export di private label. In Italia, come hanno più volte dichiarato i relativi top manager, lo fanno già Despar, parte di Spar International, e Carrefour.

I prodotti venduti oltre confine sono quelli del made in Italy food, mentre dalle altre nazioni arrivano specialità alimentari che meritano di essere meglio conosciute dal nostro consumatore. È un gioco per grandi, ma funziona anche attraverso accordi con insegne estere alleate nella medesima centrale distributiva.

Tornando al solo mercato interno e ai fatti di oggi, in attesa dei dati ufficiali sul 2022 che saranno divulgati nella due giorni bolognese, si osserva, o, meglio si ribadisce, l’importanza del sistema distributivo per l’economia del Paese. Basti dire che, secondo The european house Ambrosetti, la Dmo alimentare è il quarto datore di lavoro del nostro Mezzogiorno, è il sesto per crescita occupazionale dal 2013, conta 438 mila addetti, con 58 mila nuovi posti generati negli ultimi 9 anni, sviluppa (dati Federdistribuzione 2021) da ben 54 mila punti vendita per un fatturato del sistema di 155 miliardi di euro.

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