Come sempre Esselunga fa scuola, con un accordo che promette di cambiare alcune regole nel rapporto fra la Gdo e i suoi dipendenti.

La catena, 23.000 addetti e 157 megastore, ha infatti sottoscritto con le organizzazioni sindacali un’intesa molto avanzata sul lavoro domenicale.

È un ulteriore passo in avanti che, oltre a sancire la fine formale della sperimentazione – cominciata poco più di un anno fa – introduce nuove importanti modifiche: ai full time verranno garantite 5 domeniche libere l’anno, mentre per i part time verticali (lavoro a tempo pieno, ma solo per una metà della settimana) saranno tre.

“Molto soddisfacente – afferma Filcams – è il risultato ottenuto sul piano economico”. Dalla 24esima domenica alla 36esima, la maggiorazione sarà del 35% e dalla 37esima in poi del 40%.

L’operazione, che ora passa al vaglio delle assemblee sindacali, avrà un costo annuo per l’azienda di quasi 1 milione di euro, destinato ad aumentare nel tempo.

“Stiamo parlando – prosegue Filcams – di un quarto della popolazione aziendale che è stata assunta da Esselunga (ma anche il resto della grande distribuzione si comporta in modo analogo) con la giornata di domenica come giornata normale di lavoro, e non di riposo. Nei prossimi anni – prevede il sindacato - questi lavoratori saranno destinati ad aumentare in maniera esponenziale e rivendicheranno sempre più tutele e rappresentanza”.

Ai lavoratori full-time senza l’obbligo della prestazione lavorativa in domenica, a fronte di 12 o 13 volontarietà espresse, verrà garantito un week-end libero dal lavoro.

Durante il negoziato, Filcams, Fisascat e Ulitcus hanno espresso anche l’intenzione di affrontare il capitolo complessivo dell’organizzazione del lavoro “alla ricerca di risposte convincenti alle tante forme di disagio che le lavoratrici e i lavoratori stanno incontrando in termini di orari e condizioni di lavoro. La sede di questa nuova importante fase di confronto sarà quella del rinnovo del contratto integrativo aziendale”.

L’accordo con Esselunga è importante soprattutto perché migliorativo rispetto al Ccnl Terziario Confcommercio, che prevede regole precise solo per le giornate festive. Il lavoro domenicale, infatti, non è omogeneo: non riguarda tutti, ma solo coloro che hanno firmato con l’azienda un contratto che lo prevede in modo esplicito. È ovvio che si tratta di accordi abbastanza recenti, ma è altrettanto ovvio che gli stessi accordi sono destinati a diventare la regola per il futuro, a meno che non venga rivisto l’impianto della deregulation Monti del 2012.

Per giornate festive, in ogni caso, il Ccnl intende, allo stato attuale, il 25 aprile, il 1° maggio, il 1° dell’anno, l'Epifania, il lunedì di Pasqua, Ferragosto, Ognissanti, l’8 dicembre (Immacolata Concezione), Natale e Santo Stefano e la giornata del Santo Patrono del Comune in cui si svolge la prestazione.

In questi casi il lavoratore ha il diritto di assentarsi dal posto, avendo la giornata pagata, oppure a una maggiorazione del 30%, come se fosse uno straordinario festivo.

In varie occasioni e anche molto recentemente (sentenza 23 novembre 2017, n. 27948) la Corte di Cassazione ha ribadito che il lavoro durante le feste nazionali, civili e religiose, deve essere sempre volontario, e che qualsiasi accordo di tipo diverso è di fatto nullo.