Negli ultimi anni il settore alimentare italiano ha registrato una buona crescita in termini di fatturato e di quantità esportate. Questo è quanto emerge dal recente studio ”L’export italiano alla sfida della qualità” realizzato dalla Fondazione Manlio Masi e dall’ufficio studi del gruppo Intesa San Paolo.

Di fronte alla sempre più agguerrita concorrenza internazionale le imprese alimentari italiane sono riuscite a non perdere quote di mercato, adottando una strategia volta a migliorare profondamente la qualità dei prodotti esportati. Gli alimenti, infatti, vengono percepiti come caratterizzati da una qualità superiore alla media, che rende leciti i loro prezzi d’esportazione alti.

L’industria alimentare italiana ha registrato un incremento della quota a valore dell’export, che dal 4% nel 2001 è passata al 4,4% nel 2005. Inoltre, le esportazioni del nostro paese sono cresciute più della domanda mondiale di prodotti alimentari.

Dall’analisi dei principali comparti alimentari realizzata dalla Fondazione Masi è emerso che l’aumento dei prezzi dell’export ha interessato soprattutto due prodotti di largo consumo: l’olio e il vino. Questo processo è legato al miglioramento qualitativo dei prodotti in esame e non, come sarebbe facile pensare, alla perdita di competitività delle nostre imprese che riversano i maggiori costi sostenuti sui prezzi al consumo.

Negli ultimi anni olio e vino made in Italy non solo hanno registrato un aumento delle vendite a valore, ma anche delle quantità esportate. Questi risultati fanno ben comprendere che, oltre a essere stato attuato un riposizionamento delle industrie produttrici, è cresciuta la domanda dei due prodotti italiani nei principali mercati di sbocco.

Nello specifico, all’interno del quadro generale delle esportazioni, i prezzi del vino risultano inferiori di circa il 40% rispetto a quelli europei. Questo andamento deriva principalmente dall’elevato peso della produzione francese. I prezzi italiani dell’olio risultano superiori rispetto a quelli europei di circa il 140% e ciò deriva principalmente dal fatto che il 94% delle nostre esportazioni di oli vegetali è costituito da oli d’oliva di qualità elevata rispetto agli altri oli vegetali. Alla crescita dei prezzi fa comunque riscontro un mantenimento delle quote.

Dalla ricerca della Fondazione Masi è emerso, infine, che i margini di miglioramento delle imprese alimentari nazionali sui mercati esteri restano ampi e che i paesi emergenti iniziano ad avere livelli di reddito adeguati per mostrare attenzione ai prodotti italiani.