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Come e perché l'invasione dell'Ucraina minaccia i consumi degli italiani

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Come e perché l'invasione dell'Ucraina minaccia i consumi degli italiani

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Fabio Massi

Le conseguenze della guerra contro l'Ucraina - Kiev e altre città sono ormai sotto attacco missilistico - rischiano di essere devastanti anche per il nostro Paese: se da un lato cessa, dopo quattro giorni, la protesta dei nostri autotrasportatori, le tariffe energetiche restano, più che mai, fuori controllo.

/strong> Sui mercati internazionali il petrolio è salito sopra i 100 dollari al barile e il gas è rincarato in modo pauroso.

«In base agli ultimi dati acquisiti da Gme (Gestore mercati energetici) il prezzo unico nazionale dell’energia elettrica balza a quota 284,29 €/MWh, contro i 218 €/MWh di stamattina (24 febbraio per chi legge), con un rincaro di 66 euro, pari al +30,3% – ha spiegato, in una nota, Furio Truzzi, presidente di Assoutenti –. Le quotazioni Ttf del gas naturale, si impennano, dagli 88 €/MWh del 23 febbraio, agli attuali 135 €/MWh, in crescita di 47 euro, pari al 53,4 per cento».

Incrementi, prosegue Truzzi «che ovviamente risentono del conflitto scoppiato in Ucraina e che mettono a serio rischio le tasche di famiglie e imprese, perché potrebbero portare, in aprile, a un aumento abnorme delle tariffe di luce e gas».

Anche se la Russia ha ribadito varie volte che le forniture di gas naturale verso l’Europa non saranno interrotte, il nostro Paese rischia grosso, visto che importa da questa nazione, secondo Statista, il 43% del gas naturale: un dato inferiore a quello della Germania (49%) e, soprattutto dell’Austria (64%), ma comunque più che allarmante.

Del resto, la Russia è, dopo gli Usa, la principale fonte mondiale di gas e la prima esportatrice verso l’Europa: nel 2020 la sua produzione ha raggiunto, sempre secondo Statista, 638,5 miliardi di metri cubi a cui, a questo punto, si aggiungerebbero anche i 19 miliardi di metri cubi dell’Ucraina, trentesima area produttrice. Numeri che rendono impensabile, per una parte delle nazioni del nostro continente utilizzare, fra i vari strumenti di pressione ventilati contro Putin - blocco degli acquisti dalla Russia, blocco delle esportazioni occidentali di tecnologia, congelamento delle banche sovietiche ed esclusione del Paese aggressore dal sistema Swift - quello delle sanzioni energetiche, come vorrebbero, invece, la maggioranza dell'Ue e gli Stati Uniti.

Ma non è certo tutto. Assoutenti, nella propria analisi, probabilmente la più completa fra le molte che si avvicendano in queste ore, sottolinea, che dalla pasta al pane, passando per bollette, benzina, oro, alluminio, la crisi russo-ucraina rischia di avere effetti pesantissimi sia per i consumatori, sia per l’industria italiana. I prezzi del grano sono aumentati del 5,7% in un solo giorno; il mais segna un +5,5%, ai massimi da 33 mesi, e la soia un +2,87 per cento.

«I prezzi al dettaglio di una serie di beni rischiano quindi di schizzare alle stelle – conclude Truzzi –. La pasta, che già a gennaio ha subito un rincaro del 12,5%, potrebbe arrivare a costare il 30% in più rispetto allo scorso anno; il pane, rincarato del 3,7% lo scorso mese, potrebbe subire aumenti del 10%, così come biscotti, dolciumi e prodotti derivati. I carburanti, già oggi alle stelle, potrebbero aumentare alla pompa di ulteriori cinque centesimi di euro, con un effetto domino sui costi dei beni trasportati».

Leggi anche: Mais ad alto rischio per la crisi Ucraina. L'analisi di Ismea

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