L'aumento delle accise “si beve” il territorio e le aziende che producono bevande alcoliche. E' l'allarme degli imprenditori del settore, già colpiti duramente da tre incrementi della fiscalità sull’alcol a partire dall'ottobre 2013.

Il comparto, già in sofferenza per la crisi dei consumi, ora vede in pericolo anche le sue produzioni d'eccellenza, come la grappa, gli amari, il limoncello, gli aperitivi e altri prodotti simbolo del Made in Italy.  Ecco perché, contro il quarto aumento della accisa dal prossimo 1° gennaio 2015, AssoDistil, l'associazione nazionale dei distillatori, e Federvini - Federazione italiana industriali produttori, esportatori e importatori di vini, acqueviti, liquori, sciroppi, aceto e affini - hanno deciso di mobilitarsi, organizzando una serie di incontri sul territorio per raccontare la crisi vista dalla base, ovvero dagli imprenditori che, tutti i giorni, lottano per garantirsi la sopravvivenza.

 “Secondo i dati dell'Osservatorio congiunturale Format – afferma Antonio Emaldi, presidente di AssoDistil – relativi al terzo trimestre dell'anno, le aziende attribuiscono il calo del fatturato, nell'80% dei casi, alla crescita delle accise. Il clima di sfiducia è generalizzato, anche perché l'aumento sarà scaricato soprattutto sui prezzi, gli investimenti e l'occasione”.

Spiega infatti Emaldi che “secondo i dati Format, la metà delle imprese del settore denuncia un pesante deterioramento della liquidità aziendale. “In questi giorni, in Parlamento si sta scrivendo la Legge di Stabilità: lanciamo un appello perché questo balzello, l'ennesimo, sulle aziende del settore sia scongiurato”.

“Con gli incrementi di accisa sugli spiriti che raggiungeranno quota +30% a gennaio 2015 – osserva Sandro Boscaini, presidente di Federvini - l’impatto di questa manovra sul fronte occupazionale comporterebbe il taglio di oltre 6.700 posti di lavoro, indebolendo gravemente un settore produttivo che esprime alcune eccellenze regionali molto famose nel mondo”.