Ogni anno l'alimentare italiano investe 10 miliardi sull'innovazione
Ogni anno l'alimentare italiano investe 10 miliardi sull'innovazione
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L’industria alimentare italiana non dimentica mai l’innovazione e la ricerca: ogni anni le 58.
00 imprese associate a Federalimentare destinano a queste importanti voci ben 10 miliardi di euro, pari all’8% del fatturato complessivo.
Il dato è emerso a Roma, durante il convegno "Competenze, competitività, impresa e lavoro” organizzato dalla federazione e dai sindacati per presentare i risultati dei venti progetti di formazione conclusi con successo tra la fine del 2017 e il 2018.
«Nell’industria alimentare, secondo comparto manifatturiero per importanza in Italia, l’innovazione digitale entra con più lentezza rispetto alla media per il profilo ancora 'artigianale' di lavorazioni e produzioni. Secondo un’indagine di Nomisma – spiega Aurelio Ceresoli, consigliere Federalimentare delegato per l’Industria 4.0 – gli investimenti correlati all’Industria 4.0 sono legati per lo più a meccanismi di difesa delle proprietà intellettuali e dei dati aziendali. Qui entra tutto il tema della tracciabilità, cruciale per il settore, che il digitale sta spingendo moltissimo».
Sempre dall’evento romano è emerso che lo sviluppo di nuove competenze e l’aggiornamento professionale sono fondamentali: le attività formative hanno coinvolto, infatti, 1.035 aziende, l’82% piccole e micro, in 18 Regioni, ben 5.408 lavoratori per un totale di 37.621 ore e una spesa complessiva di 8 milioni di euro, finanziata per il 70% da Fondimpresa, il Fondo interprofessionale per la formazione continua di Confindustria, Cgil, Cisl e Uil, e per il restante 30% con risorse aziendali.
Commenta Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare: “Anche nell’era tecnologica le risorse umane saranno sempre più importanti. Ovviamente, dovranno essere sempre più qualificate e ci si dovrà concentrare e vincere la sfida sempre più spesso proprio su temi come la formazione, l’istruzione mirata, la qualificazione, la specializzazione, lo stimolo della competenza. Al centro del successo del nostro settore c’è il capitale umano qualificato e da qualificare per promuovere nuovi talenti in grado di coniugare tecnologie e innovazione con tradizione e artigianalità”.
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