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La gdo italiana? E' troppo piccola per crescere
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La gdo italiana? E' troppo piccola per crescere
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I grandi nomi della distribuzione internazionale occupano le posizioni di testa della classifica annua stilata da Deloitte sui 250 gruppi leader del commercio mondiale: guidano, nell'ordine, Wal-Mart, Carrefour, Tesco, Metro, The Kroger, mentre chiude la top ten Aldi, che scende però di due posti rispetto al 2011. br />
E gli italiani? Slittano indietro a causa di ricavi in contrazione: da Coop, la prima delle insegne tricolori, al 52° posto (47° nel precedente ranking), a Conad (74ma, 7 posizioni perdute), a Esselunga (125ma, -10 posti). I gruppi Pam e Finiper sono addirittura usciti dalla graduatoria. L'unica italiana a comportarsi bene è Luxottica, di cui ovviamente vengono considerate le sole attività distributive, che si mantiene in sella e presidia il gradino numero 176.
Ma si obietterà che il gruppo di Leonardo Del Vecchio è in fondo un'eccezione, trattandosi di distribuzione specializzata e altamente globalizzata. E in effetti a soffrire paiono più che altro i signori della gdo. I motivi? Sono legati soprattutto alle dimensioni relativamente modeste delle imprese, che non riescono a compensare la contrazione sul mercato interno con successi che si potrebbero ottenere specialmente nei Paesi in via di espansione, come fanno invece colossi come Carrefour o Tesco. Le nostre catene sono piccole e frammentate il che, se porta dei vantaggi al consumatore in termini di discesa dei prezzi, non si ripercuote certo positivamente sui ricavi globali.
E infatti mentre i profitti del mondo occidentale sono al massimo del 3,8%, questo stesso indicatore, nell'America del Sud balza già al 4,7%, il che vuol dire un bel punto in più di margine. Ma i picchi più interessanti si ottengono in Africa e Medio Oriente, dove i trend viaggiano oltre il 15%. Le nazioni emergenti, specialmente quelle asiatiche, sono attraversate attualmente dalla competizione tra i leader esteri - americani ed europei - e le catene locali, in grande espansione sotto il profilo dello sviluppo rete e delle quote.
Il business distributivo diventa sempre più difficile, sempre più globalizzato e chi scommette solo sul bacino locale è destinato comunque a soffrire, tanto più che non sarà certo il 2012 a garantire una schiarita, con le ripercussioni della Manovra economica e l'ulteriore appesantimento dell'Iva.
E gli italiani? Slittano indietro a causa di ricavi in contrazione: da Coop, la prima delle insegne tricolori, al 52° posto (47° nel precedente ranking), a Conad (74ma, 7 posizioni perdute), a Esselunga (125ma, -10 posti). I gruppi Pam e Finiper sono addirittura usciti dalla graduatoria. L'unica italiana a comportarsi bene è Luxottica, di cui ovviamente vengono considerate le sole attività distributive, che si mantiene in sella e presidia il gradino numero 176.
Ma si obietterà che il gruppo di Leonardo Del Vecchio è in fondo un'eccezione, trattandosi di distribuzione specializzata e altamente globalizzata. E in effetti a soffrire paiono più che altro i signori della gdo. I motivi? Sono legati soprattutto alle dimensioni relativamente modeste delle imprese, che non riescono a compensare la contrazione sul mercato interno con successi che si potrebbero ottenere specialmente nei Paesi in via di espansione, come fanno invece colossi come Carrefour o Tesco. Le nostre catene sono piccole e frammentate il che, se porta dei vantaggi al consumatore in termini di discesa dei prezzi, non si ripercuote certo positivamente sui ricavi globali.
E infatti mentre i profitti del mondo occidentale sono al massimo del 3,8%, questo stesso indicatore, nell'America del Sud balza già al 4,7%, il che vuol dire un bel punto in più di margine. Ma i picchi più interessanti si ottengono in Africa e Medio Oriente, dove i trend viaggiano oltre il 15%. Le nazioni emergenti, specialmente quelle asiatiche, sono attraversate attualmente dalla competizione tra i leader esteri - americani ed europei - e le catene locali, in grande espansione sotto il profilo dello sviluppo rete e delle quote.
Il business distributivo diventa sempre più difficile, sempre più globalizzato e chi scommette solo sul bacino locale è destinato comunque a soffrire, tanto più che non sarà certo il 2012 a garantire una schiarita, con le ripercussioni della Manovra economica e l'ulteriore appesantimento dell'Iva.
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