All’indomani dell’elezione del nuovo Presidente francese, François Hollande, i cittadini della République sembrano più sgomenti che soddisfatti. Si tratta, infatti, di un uomo tutto diverso da Sarkozy, accusato sovente di essere troppo teatrale, umorale  e incostante.

 Hollande, nato a Rouén nel 1954,  ha invece la fama di un duro, grand commis della sinistra, per dieci anni segretario del Partito Socialista e candidato, dallo stesso Sarko, alla presidenza della Corte dei Conti. Gli aneddoti sul suo rigore non mancano, come quando nel 1976,  scartato dal servizio militare per la sua grave miopia, si impuntò, fece ricorso, e poi servì la Patria come ufficiale.

Di questa durezza indubbiamente i francesi hanno un certo timore, anche perché il programma economico e fiscale si preannuncia abbastanza draconiano. Tanto che la stampa di sinistra solidarizza in questi giorni con gli italiani e con la piattaforma messa in opera da Mario Monti, che viene elogiato proprio per la sua determinazione.

Quello che qui interessa è capire che cosa prevede il neo Presidente in materia di industria e commercio. Per la produzione, già come candidato, Hollande aveva sottolineato che lo sviluppo deve avere un’importanza primaria e aveva annunciato un patto ventennale con gli operatori economici per rilanciare la  politica di investimenti interni, di evoluzione, di occupazione. In materia di crediti alle imprese  il Presidente chiede una maggiore collaborazione del sistema bancario e agevolazioni creditizie per le Pmi. I settori favoriti dovrebbero essere soprattutto quelli più innovativi: tecnologie, post nucleare, ricerca medico scientifica.

E per il largo consumo?  Durante la campagna elettorale quasi tutti i candidati avevano cercato di accattivarsi i potenti della gdo, tanto che Sarkozy aveva fatto balenare una deregulation all’italiana, non si sa con quanta buona fede. E  Hollande? Aveva promesso, più moderatamente, le aperture domenicali, una cosa che comunque la “presse” aveva definito addirittura “spettacolare”. Ma per quale motivo spettacolare, visto che la Francia ha senz’altro uno dei sistemi commerciali più evoluti al mondo? (basti ricordare che praticamente ogni supermercato e ogni ipermercato ha una pompa di benzina). Perché il popolo francese, di cui i lavoratori del commercio sono una parte importante, non ha mai voluto saperne – come ci spiega un collega parigino – di rinunciare al riposo domenicale e festivo, ritenuto un’istituzione inattaccabile (però i motivi religiosi non c’entrano).

Problematico stabilire per ora come andrà a finire e persino dire se l’annuncio di una deregulation del retail verrà rispettato, o si si è trattato di una semplice uscita preelettorale. In ogni caso il fatto va segnalato, in quanto le catene sono da tempo al lavoro su questo punto e difficilmente rinunceranno, in momenti di forte recessione, a un’opportunità più che appetibile.