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Embargo petrolifero: quali conseguenze?

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Embargo petrolifero: quali conseguenze?

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Redazione

Sono oltre 90mila le imprese che in Italia rischiano la chiusura entro la metà del 2023, specie a causa delle maxi-bollette in arrivo nei prossimi 12 mesi.

Per loro la stangata sarà di 11 miliardi di euro.

I dati derivano da una ricerca di Unicusano, ateneo telematico milanese che dedica un osservatorio all’embargo deciso dall’Unione Europea verso la Russia, il quale prevede, dal 2023, come ulteriore ‘scaglione’ (sesto pacchetto) il blocco delle forniture di petrolio.

Una famiglia su quattro sarebbe già psicologicamente preparata a una diminuzione del proprio reddito, mentre il 34% teme un nuovo inasprimento di bollette, carburanti e inflazione.

A pagarne le conseguenze sono, ovviamente, anche le imprese che, se finora hanno sostenuto l’aumento dei costi senza gravare più di tanto sul consumatore finale, a breve si troveranno costrette a un maggiore adeguamento dei prezzi.

Lo studio di Unicusano sostiene che la spesa media di una famiglia, per riempire il frigo, salirà, con il nuovo anno, di 771 euro, mentre l’esborso annuo, fra luce e gas si attesterà fra 1.990 e i 3.667 euro.

Se fino a gennaio 2022 il numero di barili di greggio consegnati al giorno si aggirava intorno agli 8 milioni, oggi questo numero si è già vertiginosamente abbassato.

I flussi dei prodotti petroliferi destinati a Europa, Stati Uniti, Giappone e Corea sono crollati di quasi 2,2 milioni di unità, dirottati verso altri mercati. Attualmente sono “soltanto” 7.400 i barili consegnati quotidianamente all’Italia, ma solo nel Belpaese ogni persona ne consuma 7,5 all’anno.

Un’alternativa all’aggravarsi dell’impasse energetica potrebbe derivare dalle fonti rinnovabili. Tuttavia, sebbene gli imprenditori auspichino l’attuazione individuale di soluzioni green, più del 38% non ha fissato un termine entro il quale conseguire l’obiettivo di transizione energetica.

Dal canto suo la Commissione Europea, con il piano RePowerEu, varato in maggio, prevede di ridurre dell’80% in un anno la dipendenza dai combustibili fossili russi, con l’obiettivo di azzerarla, entro il 2030, ricorrendo alle rinnovabili (energie idroelettrica, eolica, geotermica, fotovoltaico) e al nucleare. A oggi, solo in Europa, sono in procinto di essere attivati altri 20 reattori nucleari, oltre ai 440 già in funzione in tutto il mondo. Verrebbe da dire: speriamo in bene....

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