Vino, impatto crisi durerà ancora due anni
Vino, impatto crisi durerà ancora due anni
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Estendere le misure di crisi per il vino a tutto il 2021, ampliare e rifinanziare i programmi nazionali di sostegno al comparto, affiancare agli strumenti messi in atto per l’emergenza Covid, che di per sé non sono sufficienti, un piano pluriennale che consenta al settore vitivinicolo europeo, attraverso risorse economiche aggiuntive, di preparare il suo futuro.
Sono queste le principali richieste avanzate dalle organizzazioni cooperative di Francia, Italia e Spagna nell’ambito dell’incontro Il settore vino, la crisi e una strategia per il futuro, organizzato nell’ambito della piattaforma Wine Institute (by Farm Europe).
“Il 2020 è stato per il settore vino uno dei più pesanti della storia – ha sottolineato la ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova nel videomessaggio inviato per l’occasione - la crisi causata dal Covid ha lasciato ferite molto profonde, la pandemia ha messo in luce le problematiche strutturali di cui soffre il sistema”.
Per riportare il livello di consumo del vino al periodo prima della crisi, occorreranno secondo le cooperative almeno tre anni. Sarà necessario agire da un lato sui consumi interni e puntare al contempo sull'export. Le organizzazioni cooperative hanno chiesto che la viticoltura europea possa accedere pienamente agli 8 miliardi di euro aggiuntivi del Fondo Next Generation Ue previsti nel 2 ° pilastro e anche che i piani nazionali di sostegno non vedano diminuire la propria dotazione finanziaria. L'attuazione della riforma della PAC in tutti gli Stati membri dovrebbe garantire che la viticoltura dell'UE abbia accesso alle misure agroambientali del 2 ° pilastro e ai programmi di gestione dei rischi, entrambi essenziali per sostenere la transizione ecologica e digitale che il settore vitivinicolo dell'UE è disposto a guidare.
Rispetto invece alla strategia Farm to Fork delineata dalla Commissione e alla transizione ecologica necessaria per rispondere adeguatamente al cambiamento climatico, le cooperative hanno evidenziato che ciò comporterà maggiori costi per gli agricoltori e per le cooperative e che quindi “sarà necessaria, a seguito di una imprescindibile e puntuale valutazione d'impatto, una transizione equa verso i nuovi impegni, con obiettivi raggiungibili che non mettano a rischio la produzione”.
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