A non accorgersi che il nostro vino è un patrimonio del made in Italy c'era rimasto probabilmente solo il legislatore che ieri ha fatto ammenda con una batteria di 4 decreti attuativi sui 7 totali che applicano la legge 61/2010, con un fascio di norme sulle denominazioni che finalmente riscrivono in modo organico un corpus vecchio di decenni. I pilastri delle nuove leggi sono fondamentalmente due: le mansioni dei consorzi di tutela e il cosiddetto sportello unico, l'interfaccia tra produttori e istituzioni gestita da Sian (Sistema informativo agricolo nazionale). Sono state riviste anche le regole per creare nuove doc e per i consorsi enologici. Mancano invece ancora le regole sulle commissioni di degustazione e sui contrassegni per distinguere le Doc dalla Docg.