L’olio di sansa di oliva ha una nuova “doppia vita”
L’olio di sansa di oliva ha una nuova “doppia vita”
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L’olio di sansa di oliva ha una nuova “doppia vita”.
Da un lato è un alimento, che funziona da “apripista” per l’extravergine nei Paesi abituati al gusto di altri oli vegetali. Dall’altro, la sansa disoleata, che è un sottoprodotto dell’estrazione dell’olio, è impiegato sempre più spesso come biocombustibile. Per queste ragioni, ancor oggi rappresenta un segmento importante della filiera oleicola. Lo sottolinea Assitol, l’Associazione italiana dell’industria olearia.
“Il sansificio – afferma Michele Martucci, presidente del Gruppo olio di sansa dell’Associazione – è un esempio consolidato di economia circolare: riutilizziamo i residui della spremitura delle olive per produrre olio e reimpieghiamo le sanse disoleate per la produzione di energia termica, a basso impatto ambientale, che le nostre stesse aziende utilizzano al loro interno senza alcun sostegno statale. La nostra è una filiera virtuosa, che apre nuove strade a favore della sostenibilità e delle agroenergie”.
Secondo i dati Istat rielaborati da Assitol, oltre 40mila tonnellate di olio di sansa sono state vendute all’estero nel 2015. Ciò conferma come questo componente della famiglia degli oli d’oliva sia divenuto la chiave d’accesso di quei Paesi che non conoscono il gusto ed i benefici dell’extravergine, avvicinando così i consumatori alla dieta mediterranea oltre ad avere un impatto considerevole sul bilancio commerciale.
Le prospettive dell’export, in tal senso, appaiono positive anche per il 2016. Nei primi due mesi dell’anno, l’export è aumentato del 10,3%. Alcuni degli acquirenti con prospettive più interessanti sono extra-UE: India, Australia, Nuova Zelanda, Emirati Arabi. Bene anche l’andamento delle esportazioni negli Stati Uniti, in Germania, Francia, Belgio e Canada.
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