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Contratto del commercio: Buttarelli, insostenibili gli aumenti salariali richiesti

Contratto del commercio: Buttarelli, insostenibili gli aumenti salariali richiesti
Contratto del commercio: Buttarelli, insostenibili gli aumenti salariali richiesti

Contratto del commercio: Buttarelli, insostenibili gli aumenti salariali richiesti

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Emanuele Scarci

di Emanuele Scarci

Nessun appuntamento in agenda con i sindacati e sciopero confermato il 22 dicembre per il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro degli addetti del commercio, terziario e servizi, tutti scaduti tra il 2018 e il 2022.

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“Come Federdistribuzione non abbiamo interrotto nessun trattativa - sottolinea il presidente Carlo Alberto Buttarelli -. Anzi siamo rimasti sorpresi dalla decisione sindacale, in particolare della Cgil, forse influenzata dal contesto politico. Noi siamo disponibili a riaprire subito il dialogo con i sindacati”.
Lo sciopero è stato fissato nel periodo pre-natalizio, molto importante per il bilancio delle imprese della distribuzione moderna. Peraltro da inizio novembre è scattato lo stop agli straordinari e al lavoro domenicali se non previsto che si farà sentire nel mese di dicembre.

Rebus Ipca

Nel merito, i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs rimproverano alle aziende di non accettare una trattativa su aumenti salariali in linea con gli indici Ipca e adeguati al recupero del costo della vita. Gli indici armonizzati dei prezzi al consumo della Ue sono rilevati periodicamente da Eurostat. Le variazioni tendenziali annue sono state dello 0,3% nel 2020, dell’1,9% nel 2021, dell’8,7% nel 2022 e dell’1,9% a ottobre 2023. Sommando pedissequamente le cifre si arriva vicino al +13% semplice.

“Le aziende non possono sostenere gli aumenti salariali Ipca - osserva Buttarelli - anche perché adesso l’inflazione è in discesa. Siamo però aperti a discutere del tema, dovremmo fare tutti un passo avanti e incontrarci”.

Da un recente report di Mediobanca è emerso che nel 2022 il Margine operativo lordo (misura l’efficienza) delle imprese della distribuzione è scivolato mediamente del 10%. In valore assoluto si attesta al 4,5% del fatturato mentre l’utile operativo (quello prima degli interessi e delle tasse) è risultato mediamente dell’1,9%.

Sulla parte non salariale, Buttarelli sottolinea che Federdistribuzione ha portato al tavolo negoziale una proposta di rivisitazione moderna del ruolo dello store manager che non può più essere quello di alcuni anni fa.

Accordo ponte

Circa un anno fa, a dicembre 2022, aziende e sindacati raggiunsero un accordo ponte sulla parte salariale: 350 euro lordi al quarto livello con riparametrazione sugli altri livelli di inquadramento. L’accordo coinvolgeva tutte le associazioni delle imprese distributive, cooperative comprese, senza possibilità di dumping pre-contrattuale.

Da allora è partita una maratona negoziale che avrebbe dovuto definire la parte normativa e salariale dei contratti collettivi di settore. Ma circa un anno di negoziato non è bastato a chiudere un accordo che accontentasse le parti.

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