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Il Melone Mantovano va in Tv e cresce in Gdo

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Il Melone Mantovano va in Tv e cresce in Gdo

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Redazione

Anche nel 2019 si è chiusa in modo soddisfacente la stagione del Melone Mantovano Igp.

A parlarcene è Mauro Aguzzi, Presidente del Consorzio di tutela, che conta 11 soci iscritti per 2.000 ettari coltivati.

Entriamo nel dettaglio…

L’andamento delle vendite, durante l’estate scorsa, è stato altalenante, ma, alla fine, ci possiamo ritenere soddisfatti. A causa delle condizioni climatiche sfavorevoli, durante la prima parte della stagione, abbiamo complessivamente raccolto di meno rispetto al 2018. Il prodotto certificato, nel 2019, è stato pari a 5.400 tonnellate, rispetto alle 6.500 dello scorso anno. Tutto ciò, però, è andato a vantaggio della qualità, come avviene normalmente quando cala la produzione. In particolare, le vendite sono andate decisamente bene dalla seconda decade di luglio fino alla fine di agosto, con prezzi che possiamo senz’altro ritenere validi. Sia nel caso del melone retato, sia nel caso del liscio, abbiamo ottenuto quotazioni migliori rispetto al 2018 e la situazione ha rispecchiato le nostre aspettative.

Il 2019 ha segnato anche l’esordio del Melone Mantovano Igp “on air”. Parliamone…

Il prodotto à stato promosso, per un’intera settimana, dal 7 al 13 luglio, durante ‘Paperissima Sprint, il popolare programma di prima serata di Canale 5. Il riscontro che abbiamo avuto da questa esperienza è stato molto positivo. Dopo la messa in onda dei nostri spot, il Melone Mantovano Igp è stato richiesto anche in diversi punti vendita della grande distribuzione del Centro e Sud Italia e, quindi, abbiamo esteso la nostra area di presenza rispetto a quella consueta, delle regioni settentrionali. Si è trattato, sostanzialmente, di una prova generale. Siamo, infatti, intenzionati a ripetere l’esperienza della pubblicità televisiva e radiofonica, magari cercando di allungare il periodo di presenza e portandolo a più di una settimana.

Quali zone e prodotti copre l’indicazione geografica?

La Igp garantisce l’origine del Melone nella provincia di Mantova, fra Sermide, Rodigo e Viadana, e in alcune aree limitrofe delle province di Cremona, Modena, Bologna e Ferrara. Qui ci sono terreni particolarmente vocati, profondi e permeabili, che garantiscono un alto contenuto di potassio e sodio. A livello di gusto la caratteristica principale è la dolcezza: non meno di 12 gradi brix sono consentiti perché il melone possa fregiarsi della garanzia di origine. Fra le tipologie ammesse nel disciplinare ci sono il melone retato con fetta, il più classico; il melone liscio, tipicamente mantovano, succoso e ricco di aromi; il melone retato senza fetta, il primo a essere coltivato come mantovano.

Quale tipologia piace di più?

Il prodotto liscio è quello con la maggiore marginalità, anche se presenta alcune difficoltà di coltivazione ed è, quindi, di nicchia. Le vendite più consistenti si registrano sul retato con fetta, il più coltivato e acquistato. Il senza fetta è abbastanza stagionale: si ottiene precocemente, in maggio e giugno, o tardivamente, in settembre.

Come cambiano le occasioni consumo?

Sono in evoluzione e il nostro prodotto non è più relegato semplicemente nelle aree dessert, frutta e antipasto, o dipendente dalla classica abbinata con il prosciutto. Il melone si può anche cucinare ed è perfetto con la pasta, il riso, la carne e il pesce. Su questo punto abbiamo lavorato parecchio, con eventi e ricette realizzati in collaborazione con chef del calibro di Antonino Cannavacciuolo, che ha proposto il matrimonio fra melone e gorgonzola. Inoltre, è durato per un anno il sodalizio con la chef Rubina Rovini, che ha creato, come nostra testimonial, una serie di videoricette, con il melone protagonista in tutte le portate del pranzo.

Quanto conta il canale Gdo?

La Gdo è per noi l’interlocutrice principale, con una quota del 95 per cento. Come ho accennato la comunicazione ci ha permesso di acquisire nuovi trattanti, che si sentono rassicurati dal fatto di avere nel Consorzio un interlocutore unico, il quale è garante di livelli qualitativi elevati e costanti, periodiche verifiche del prodotto, anche nel punto vendita, innovazioni sementiere tali da ridurre al minimo l’impiego della chimica.

Concludiamo con l’export: è uno sbocco interessante?

Al momento no, visto che il consumo del melone è prevalentemente locale. Anche se gli operatori italiani sono attivi in Gran Bretagna, Germania, Francia, Svizzera, Belgio, Lussemburgo e Austria, a governare il mercato internazionale sono le aziende francesi e spagnole.

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