Jobtome, motore per la ricerca di lavoro in stile Google e con la possibilità di attivare un sistema di mail alert sulle posizioni di impiego desiderate, conta una media di 13 milioni di query al mese nei 34 Paesi, Italia compresa, dove il servizio è attivo. La società, con sede a Stabio, nel Canton Ticino, seleziona dal 2014 le migliori offerte di lavoro da migliaia di fonti e le mostra in un unico sito. Conta oggi 60 dipendenti, destinati a diventare 150 nel 2019, e più di 8 milioni di euro di fatturato.
Gabriele Borga, il fondatore e Amministratore Delegato, è genovese, ha 29 anni, ed è stato un imprenditore molto precoce, visto che ha cominciato il suo percorso a soli 15 anni nel settore informatico, con un’azienda di couponing online.
Oltre che per la grande quantità di ricerche di impiego, l’azienda si distingue per un Osservatorio periodico, che segnala i lavori più desiderati. L’ultima puntata, resa nota a fine 2018, ha studiato il comportamento di oltre 4 milioni di nostri connazionali in fatto di job search dal 1° gennaio 2018 al 1° dicembre 2018. Spiccano i risultati della moderna distribuzione, verso la quale gli utenti hanno dimostrato il maggiore interesse, con Esselunga in testa con quasi l’8% delle preferenze. Una persona su otto, che effettua una ricerca su Jobtome, vorrebbe infatti lavorare nel gruppo fondato da Bernardo Caprotti. Subito dopo Ikea, con il 6%, e Lidl, con il 4%. Altre aziende ambite sono quelle del mondo bancario e finanziario. Dall’analisi dei dati si evince, infatti, che Unicredit e Deloitte si posizionano subito dopo i player della Dmo. Ad approfondire con noi i dati è lo stesso Gabriele Borga.


Cosa caratterizza oggi il mondo delle ricerche di lavoro?

Mi sembra importante sottolineare che, nel corso degli ultimi anni, la crescente trasformazione in atto nel mercato del lavoro ha rivoluzionato le strategie di gestione del personale delle aziende. Le cifre analizzate dal nostro Osservatorio dimostrano, infatti, come sempre più imprese, per avere maggiore flessibilità, decidono di appoggiarsi alle agenzie del lavoro. Questo ha fatto sì che 2 offerte su 3, consultate nel nostro sito da oltre 4 milioni di italiani, provenissero da queste ultime, e solo un terzo dalle aziende direttamente interessate.

Perché la Gdo è la più amata dagli italiani?

Fra i motivi di questa predilezione, che ha un peso del 15% circa sulle ricerche effettuate dagli italiani sul nostro sito – rispetto al 3% dell’informatica e al 4% del mondo bancario - c’è sicuramente il fatto che le grandi catene hanno continuato, nonostante dinamiche spesso penalizzate dalla contrazione dei consumi e dalla concorrenza dell’e-commerce, ad assicurare notevoli possibilità di impiego sia per periodi brevi, come la stagione natalizia, sia per contratti a tempo indeterminato e full time. Incide la vasta offerta di posizioni lavorative che non comportino un livello formativo particolarmente elevato, ma più che altro una formazione sul campo. Dunque si tratta di un settore molto aperto. Suddividendo poi l’Italia per macro-aree si osserva che la più forte richiesta verso la Gdo viene dal Centro. Il Sud è in coda, mentre nel Nord c’è molta richiesta di lavoratori, ma un tasso di candidature inferiore a quello delle regioni centrali, uno stacco che dipende da un maggiore peso delle ricerche di professioni legate alla tecnologia e all’informatica.

In quali altri Paesi la distribuzione moderna tiene banco?

I trend della Francia e della Spagna rispecchiano, tutto sommato, quelli dell’Italia. Nel Regno Unito la spinta verso il settore si sta lievemente modificando, anche a seguito della crisi che sta investendo la Gdo, specie nel comparto dei grandi magazzini e dei department store, ma soprattutto per la richiesta di professioni molto orientate al futuro.

Questo vuol dire che gli italiani sono un po’ troppo ‘old style’?

Direi di sì. Il concetto del posto fisso in una grande azienda, distributiva o finanziaria, come garanzia di sicurezza guida ancora le aspirazioni dei nostri connazionali. Sicuramente altri Paesi, come la Gran Bretagna, sono molto più inclini a guardare con forte interesse le nuove professioni, legate per esempio alla robotica e all’intelligenza artificiale. Anche gli italiani, dato il crescente livello di automazione mondiale, dovrebbero dunque, nel tempo, modificare le proprie attitudini.

Cosa consiglierebbe oggi a un giovane alla prima ricerca di un posto?

Senz’altro di indirizzarsi verso un ambito che incontri i suoi gusti e le sue propensioni, visto che svolgere un lavoro che non piace è molto frustrante. Detto questo vanno privilegiate, naturalmente, anche le retribuzioni, dal momento che il potere di acquisto contribuisce molto alla soddisfazione personale. È evidente che più ci si riesce a differenziare con le proprie competenze - tecnologiche, linguistiche, specialistiche - meglio è. In un mercato del lavoro problematico è bene impostare gli studi e le primissime esperienze, come stage e lavori occasionali, in modo da diventare unici, preziosi per i potenziali datori di lavoro. Il discorso dell’unicità comprende tutta la vita della persona, come gli hobby, gli sport, il tempo libero. Ogni competenza in più può arricchire un curriculum e aprire le porte del domani.

Molto abbiamo detto di Jobtome in apertura. Concludiamo con qualche altra cifra chiave e dicendo come è nato il progetto…

Il numero di persone che ogni anno trovano lavoro grazie a noi è di circa 9.000 nei 34 Paesi presidiati, una cifra che ci fa molto piacere. L’idea imprenditoriale è partita dalla constatazione che, con la diffusione di Internet, la ricerca d’impiego è totalmente cambiata, a cominciare dalle aree ‘lavora con noi’ di moltissime aziende, per continuare con realtà e siti nostri clienti, come Monster, Infojobs, Adecco. In Italia sono ancora molte le persone che si candidano nelle agenzie di lavoro con una filiale su strada, dunque la telematica è forte, ma non totalizzante. La singola azienda oggi non può prendere contatto direttamente con noi, ma attraverso agenzie per il lavoro e siti. L’’Osservatorio Job To Me’, infine, è un nostro fiore all’occhiello, un lavoro realizzato estraendo dalla nostra grandissima quantità di dati notizie importanti sull’economia in generale e, in particolare, sull’orientamento del mercato del lavoro.