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Henkel scommette sulla sostenibilità

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Henkel scommette sulla sostenibilità

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Fabio Massi

Operare nel rispetto dell’ecosistema e creare un ambiente lavorativo etico sono due dei pilastri su cui si fonda l’attività dell’azienda.

Henkel, infatti, s’impegna da sempre nel seguire misure ecosostenibili, lanciando sul mercato prodotti in grado di ridurre l’impatto ambientale e diffondendo tra i consumatori di tutto il mondo pratiche di consumo eco-friendly. Sostenibilità significa, inoltre, per il gruppo vicinanza ai propri dipendenti che l’azienda sostiene con una serie di nuovi servizi. Cecilia de' Guarinoni, responsabile comunicazione istituzionale Henkel, ci racconta da cosa è nata questa cultura sostenibile sviluppata negli anni dall’azienda.

La sostenibilità è un tema insito nel vostro dna: già nel 1927 avevate un ingegnere che si occupava di sicurezza, cosa che vi ha reso dei precursori rispetto a tutte le altre aziende presenti sul panorama internazionale. Ci spieghi come si evoluto il percorso fino ad oggi.

Innanzitutto definirei che cos’è per noi la sostenibilità. Nella visione più recente, infatti, viene concepita come la capacità di far sì che le generazioni del futuro possano vivere bene entro i limiti delle risorse del pianeta: secondo noi la sfida si giocherà soprattutto nell’ambito dei consumi.  Per quanto riguarda la storia che lei ha ricordato posso dire che nella nostra filosofia, la sostenibilità coincide col fatto di andare al di là delle normative, dando vita a iniziative volontarie che prevedono collaborazioni con l’industria di riferimento, anticipando in molti casi le normative stesse, ma anche le evoluzioni della tecnologia. Sin dal passato abbiamo rivolto lo sguardo a tutto quello che concerneva la sicurezza, la qualità, l’impatto ambientale e, recentemente, abbiamo sviluppato il discorso di impegno sociale ricercando tutte quelle soluzioni che potevano andare a migliorare l’impatto ambientale delle nostre attività, dalla formulazione alla produzione, dal confezionamento alla distribuzione fino alla fase del consumo. Posso affermare, anzi, che oggi il focus principale è proprio quest’ultimo elemento, che ci porta a realizzare lo sforzo più grande a livello di formulazione di prodotti e packaging. Analizzando il ciclo di vita di un prodotto (cosa che noi facciamo regolarmente, perché in questo modo riusciamo a individuare le migliorie che possiamo apportare su tutti i vari fronti) vediamo, infatti, che l’istogramma dell’impatto ambientale è elevato proprio nella fase del consumo. Recentemente, inoltre, abbiamo rivisitato un po’ le nostre strategie di sostenibilità perché già nel 2010 abbiamo raggiunto gli obiettivi del 2012, decidendo di continuare a far progredire l’azienda in termini di crescita di fatturato, ma anche di proseguire sul fronte della sicurezza e dell’impegno sociale. Tutto questo, ovviamente, dovrà portare con sé una grande attenzione sul fronte dell’abbassamento dei consumi di energia e di acqua, nonché su quello della riduzione dei rifiuti generati.

Quali misure sostenibili seguite nello svolgimento delle varie attività?

Abbiamo ricevuto innanzitutto diverse certificazioni, tra le quali la 9000/1, la 14000, ma anche quella per la sicurezza e ci stiamo avviando per la 5000/1 relativa all’efficienza energetica. Abbiamo, inoltre, un sistema integrato che recepisce le aspettative dei nostri stakeholder e, attraverso un criterio di miglioramento continuo, va poi a fornire tutti quei principi guida utili a produrre dei risultati per ogni indicatore che noi usiamo per la misurazione dell’impatto ambientale.

Oltre alla strategia di sostenibilità del 2030 che indica gli obiettivi a lungo termine, cosa vi proponete per il futuro più immediato?

Calcolando che nel 2010 abbiamo raggiunto gli obiettivi del 2012, sulla base dei dati registrati prevediamo di raggiungere, entro il 2015, una riduzione del 15% per quanto riguarda i consumi di acqua, energia e la generazione dei rifiuti.

Per quanto riguarda, invece, la carta della sostenibilità?

Abbiamo un codice interno per lo sviluppo sostenibile che rientra in tutta una serie di codici nati dai nostri principali valori, relativi al comportamento, alla gestione dei collaboratori, ma anche agli standard che tutte le nostre aziende nel mondo devono seguire dal punto di vista della sicurezza, del benessere, dell’igiene e dell’impatto ambientale. Altrettanto importanti sono poi i social standard che rientrano nel discorso degli aspetti sociali e della salvaguardia dei diritti umani: i nostri fornitori, infatti, devono garantire i medesimi standard di etica, di tutela ambientale e di impegno per la sostenibilità che seguiamo noi.

A proposito delle relazioni interne all’azienda e, quindi, a livello di responsabilità sociale, come si articola il vostro impegno nei confronti dei dipendenti?

Premetto che noi non parliamo di responsabilità sociale, perché la consideriamo sinonimo di sostenibilità. All’interno della nostra azienda, infatti, c’è tutta una governance etica (garantita dal codice di comportamento) nella gestione dei collaboratori e un interesse nella trasparenza dei sistemi di remunerazione, incentivazione, misurazione delle performance. Anche noi, inoltre, stiamo cercando di incrementare il numero di donne (che rappresentano oggi il 30%) all’interno del nostro management sia a livello internazionale che nazionale e stiamo lavorando sulla flessibilità dell’orario. E’ già stato introdotto, infatti, un giorno di tele-lavoro alla settimana per chi è dotato dell’adeguata strumentazione informatica. L’azienda sta anche sviluppando dei servizi a supporto dei dipendenti come il take away, la possibilità di portarsi il pasto dall’ufficio a casa, nonché le colonie aziendali: i nostri lavoratori, infatti, possono iscrivere i propri figli in modo totalmente gratuito a colonie marittime e montane. Ogni due mesi, inoltre, distribuiamo una confezione di prodotti gratuiti per l’igiene intima e domestica e diamo un po’ di supporto per quanto riguarda l’utilizzo dei trasporti pubblici attraverso degli sconti. Numerosi sono, infine, i corsi di formazione sul fronte della sicurezza sia negli stabilimenti della produzione sia negli uffici amministrativi.

Visto che investite molto tempo e molte risorse nella sostenibilità, che risposta vi aspettate dai consumatori?

I consumatori sono sicuramente più interessati alla sostenibilità rispetto a qualche anno fa, nel senso che finalmente termini come sviluppo sostenibile e impatto ambientale sono maggiormente diffusi e conosciuti: è fondamentale che essi abbiano un comportamento più responsabile e adottino nuovi stili di consumo. Le faccio un esempio concreto: abbiamo parlato prima del nostro impegno sulla riduzione dei consumi di acqua e, a questo proposito, stiamo proponendo al mercato prodotti detergenti concentrati che danno la possibilità di consumare meno packaging e acqua, ma anche di dosare una quantità inferiore di detersivo e quindi di immettere nel sistema meno sostanze chimiche, anche grazie a nuove formule che consentono di lavare a più basse temperature. Se il consumatore però non si fida di noi e su quanto c’è scritto sull’etichetta e non dosa correttamente ma sovra dosa (perché è abituato alla pallina piena) il nostro sforzo viene vanificato. Le nuove pastiglie per la lavastoviglie ad esempio, che permettono di lavare a 40° anziché 50-55°, garantiscono un beneficio diretto per il consumatore finale che può risparmiare in bolletta: se però ha l’abitudine di mettere 50-55° e non abbassa la temperatura rende vano il nostro sforzo e continuerà a pagare il massimo del prezzo. La collaborazione del consumatore e la sua la capacità di riconoscere l’impegno dell’azienda in questo senso è, dunque, fondamentale.

Organizzate eventi o iniziative che coinvolgono direttamente il consumatore, magari sul punto vendita?

La nostra azienda realizza spesso attività di educazione per il consumatore, anche attraverso l’associazione Assocasa. Su donnad.it, la nostra pagina web rivolta a una comunità prettamente femminile che vanta un milione di visitatori al mese, ci sono poi sezioni dedicate a tutte queste tematiche.

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