Fratelli Polli preme sull'acceleratore
Fratelli Polli preme sull'acceleratore
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Con l’acquisizione, da Europa Investimenti, del 100% di una newco nella quale è stato conferito il ramo d’azienda operativo e commerciale di Valbona, di Lozzo Atestino (PD), Fratelli Polli, grande specialista nel mercato delle conserve vegetali, degli antipasti e dei condimenti, si proietta dagli oltre 82 milioni di euro di fatturato del 2018 ai 110 del 2019, con una previsione di 130 nel 2021.
I lavoratori di Valbona, in tutto 91, spingono l’organico a 300 collaboratori.
L’operazione, del tutto coerente con il portafoglio di Polli, accresce di molto la capacità produttiva dell’azienda toscana, dando avvio al piano triennale 2019-2021, il cui obiettivo è portare Fratelli Polli a essere il principale player italiano per la produzione di conserve e sughi vegetali. A spiegare, a Distribuzione Moderna, le future strategie è l’Amministratore delegato, Marco Fraccaroli, top manager con una comprovata esperienza in aziende alimentari del calibro di Gruppo Granarolo, dove ha lavorato come dirigente della divisione ‘International’ e di Pastificio Rana.
Il recente balzo di fatturato lancia l’azienda verso una forte crescita. Quali sono gli obiettivi?
Il 2018 chiuderà con una variazione del giro d’affari di oltre il 9% e una crescita media, nell’ultimo triennio. superiore al 6 per cento. L’azienda ha sviluppato il proprio business sia in Italia, sia all’estero, coniugando molto bene le esigenze della domanda domestica e la proposta per i mercati internazionali. Ovviamente l’operazione Valbona ci potenzia sul piano industriale e su quello commerciale e ci permette di avere un presidio ancora più solido nel mercato delle conserve vegetali.
Parliamo dell’estero. Per voi è importantissimo…
È fondamentale: già prima della recente acquisizione Fratelli Polli era presente sui principali mercati europei, ma il precorso di internazionalizzazione verrà approfondito, andando a verificare le opportunità di sviluppo, specie oltre oceano. La quota estera di ricavi è molto elevata e tocca il 65% circa, cifra che, già nel 2019, si andrà a rimpinguare. Questo ci permette, soprattutto là dove abbiamo le nostre filiali – in Francia, Germania e Gran Bretagna -, di assecondare al meglio le richieste dei consumatori che, talora, non sono identiche a quelle italiane. Anche nei futuri mercati vogliamo avere nostre figure professionali, dotate di una perfetta conoscenza delle realtà locali.
Quanto vi aiuta il fatto di essere italiani?
All’estero è sempre un’ottima carta da giocare in termini di diversificazione, specie quando si è in grado, come la nostra azienda, di consolidare e comunicare, attraverso la qualità e le ricettazioni, il concetto di italian style in occasioni di consumo, come l’aperitivo, tutto sommato trasversali ai vari Paesi. Sarebbe sbagliato mettersi in competizione nella fascia dei prodotti di massa: bisogna invece guardare verso l’alto e creare distinzione. Oltre confine a fare la differenza è anche la nostra ampia gamma di sughi, salse e condimenti, vegetariani e vegani, per i primi piatti e le bruschette, un paniere molto dinamico e dove l’Italia è un punto di riferimento, anche grazie a ricette uniche, come il pesto.
Cosa prevedete per il mercato interno?
In Italia il mercato delle conserve vegetali (sottolio, sottaceto, olive e condimento per riso) ha chiuso il 2018 con una contrazione a valore del 3 per cento. Dalle nostre analisi risulta che molti segmenti necessitano di una rivitalizzazione, specie attraverso l’innovazione. Per fare un esempio in uno dei due più grandi settori in cui competiamo, quello delle olive, ci sarà presto il lancio di una nuova linea di prodotti in vaschetta - richiudibile e riciclabile - già sgocciolati, che si inserisce in occasioni di consumo emergenti come lo snack e l’aperitivo, momenti verso i quali si stanno orientando molte nostre azioni di marketing. Già qualche anno fa abbiamo identificato le aree più interessanti, arrivando, fra l’altro, al lancio di Me-li-mangio, una linea di prodotti grigliati rivolta a soddisfare i trend, più giovanili, della convivialità e dell’aperitivo. Il tutto senza dimenticare la gamma mainstream, raccolta sotto l’iconico ‘rosso Polli’, che migliorerà, sempre di più, il proprio posizionamento di alta qualità, la praticità di utilizzo, la coerenza con la richiesta di prodotti biologici e salutistici.
E per la struttura industriale?
Al momento, anche a seguito dell’acquisto di Valbona, l’infrastruttura industriale, di 4 grandi impianti, di cui uno in Spagna, è molto solida e moderna e non necessita di ulteriori investimenti, un fatto che permette di liberare risorse umane e finanziarie per lo sviluppo commerciale.
Quanto è importante per l’azienda il mondo Horeca?
Il food service è, e sarà, sempre più strategico. Abbiamo creato una divisione dedicata e stiamo lavorando al consolidamento del portafoglio. Si tratta di soddisfare una ristorazione che è diventata, in Italia e in vari contesti esteri, sempre più rilevante e che vuole – a prescindere dalla diversità dei formati – una proposta orientata al servizio, ma modellata su quella del retail.
E le marche del distributore?
Anche queste sono molto importanti, sia per l’Italia, sia per l’estero, con un’incidenza sul nostro fatturato leggermente superiore al 60 per cento. Abbiamo, questo è evidente, un’esperienza profonda e il nostro obiettivo rimane di affiancare, come partner, i gruppi distributivi. Il nostro know-how è costituito da un bagaglio di competenze che vengono messe a disposizione del cliente in termini di strategie di sviluppo e di progettazione.
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