Barilla, ecco perché abbiamo lanciato la pasta grano duro 100% italiano
Barilla, ecco perché abbiamo lanciato la pasta grano duro 100% italiano
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Barilla, il marchio di pasta più venduto in Italia e conosciuto in tutto il mondo per la qualità dei suoi prodotti, ha deciso di rinnovare la sua Pasta classica, realizzata interamente con grani duri italiani selezionati.
Insieme a Chiara Canedoli, Barilla Group Pasta Marketing Director, abbiamo parlato del percorso intrapreso dal brand trenta anni fa che ha portato oggi a una nuova pasta ancora più buona e corposa, mettendo in evidenza come, oltre al grano, molti altri aspetti garantiscono il raggiungimento dei risultati: dai rapporti stretti con gli agricoltori, veri e propri partner di Barilla, al “saper fare” dell’azienda. Con Andrea Malservisi, Barilla Communication and Equity Director, invece, abbiamo affrontato l’impegno di Barilla nel migliorare la filiera nella quale opera, cercando di valorizzare tutti i singoli elementi, per poi entrare nel dettaglio con informazioni sul packaging rinnovato e sulla campagna a supporto del nuovo lancio.
Quando e perché nasce l’idea di una pasta realizzata con grano duro 100% italiano?
Occorre premettere da subito – spiega Chiara Canedoli – che la filosofia e lo spirito aziendale di Barilla sono da sempre volti al miglioramento continuo. Questo ci ha sempre spinto a voler migliorare la nostra pasta.
Ci siamo posti l’obiettivo di fare una pasta con grani duri 100% italiani per contribuire allo sviluppo più sostenibile dell’agricoltura italiana con un modello win-win: creazione di rapporti diretti con gli agricoltori garantendo così da un lato, una materia prima locale di grande qualità, e dall’altro una maggiore remunerazione più equa e corretta stabilita da accordi pluriennali che stipuliamo con i nostri partner agricoli.
Quali sono state le difficoltà tecniche che si sono presentate e perché si è dovuto attendere un trentennio per arrivare al risultato di oggi?
L’obiettivo è sempre stato molto chiaro – continua Canedoli – ma si ponevano importanti questioni legate ai quantitativi che servivano all’azienda.
Il grano italiano infatti non è tutto della qualità che ricerca Barilla per produrre una pasta che piaccia agli italiani, molto esigenti sulla qualità e sulla tenacia. Avevamo bisogno di un grano di alta qualità, e questa qualità viene anche, tra gli altri elementi, dal contenuto proteico del grano stesso. Se guardiamo al grano prodotto in Italia, non tutte le tipologie hanno un quantitativo di proteine sufficiente per ottenere una pasta di qualità.
Alla luce di questo, Barilla ha favorito lo sviluppo insieme alle aziende sementiere di varietà di grano di alta qualità e si tratta di un’attività che richiede tempi lunghi, scanditi dai ritmi delle stagioni e del raccolto. Per questo ci sono voluti trent’anni per raggiungere gli importanti risultati di oggi. Così come ci vuole tempo per riuscire a costruire un network di agricoltori attraverso la definizione di contratti di filiera che oggi costituiscono un’avanguardia, ma che per Barilla è una prassi che viene da lontano.
Qual è stato il coinvolgimento degli agricoltori e degli altri protagonisti della filiera in questo progetto?
Come già anticipato, la collaborazione con i nostri partner agricoli è fondamentale: si tratta di cooperative, consorzi e stoccatori cui fanno capo oltre 8000 agricoltori, con i quali vengono stretti accordi pluriennali e insieme ai quali vengono sviluppate tecnologie e strumenti che servono per migliorare continuamente le pratiche agricole, rendendole più rispettose dell’ambiente, minimizzando l’uso dei prodotti chimici, e rendendole più sostenibili per tutti.
Grazie al portale granoduro.net, per esempio, gli agricoltori vengono supportati nella pratica quotidiana, attraverso la fornitura di indicazioni semplici per metterli nelle condizioni di ottenere il massimo dal loro lavoro, ottenendo risultati migliori in termini di qualità e di quantità. Nel corso di questi 30 anni – afferma Chiara Canedoli – l’azienda è andata via via integrandosi a monte della filiera stringendo con gli agricoltori delle vere e proprie partnership. Nei contratti di coltivazione, oltre agli incentivi, prevediamo prezzi trasparenti così da incoraggiare gli agricoltori a raggiungere e mantenere elevati standard di qualità raccolto dopo raccolto.
Un ruolo altrettanto importante va riconosciuto agli sviluppatori di sementi che lavorano con i nostri agronomi per identificare le varietà migliori e più adatte. Si tratta anche in questo caso di relazioni di lunghissima durata.
L’attenzione alla materia prima implica il coinvolgimento dell’intera filiera cui si aggiungono la comunità scientifica, le università e le comunità locali.
In che modo questa novità rappresenta una valorizzazione della filiera italiana del grano?
Come ho cercato di raccontare – sottolinea Chiara Canedoli – questo progetto interessa tutta la filiera, a partire dagli 8000 agricoltori con cui abbiamo stabilito rapporti di collaborazione pluriennale e che svolgono un ruolo cruciale, per poi passare agli sviluppatori delle varietà, agli agronomi, per arrivare ai mulini e, infine, ai nostri stabilimenti. Siamo tutti compagni di viaggio impegnati per far sì che l’agricoltura italiana possa assicurare quantitativi crescenti di grano duro di qualità, coltivato in modo sempre più rispettoso delle comunità e con un sempre minore impatto sull’ambiente. La nostra visione sul futuro della filiera italiana del grano duro è racchiusa nel Manifesto del Grano Duro, un decalogo che abbiamo sviluppato ispirandoci al patrimonio di conoscenze, strumenti ed esperienze che abbiamo messo a punto negli ultimi anni insieme a tutti i nostri partner.
Quanto ha giocato, in tutto questo, il ruolo della Ricerca & Sviluppo di Barilla
Il coinvolgimento di Ricerca&Sviluppo è importante. Quanto raccontato finora ha riguardato tanto la materia prima che R&S ha certamente aiutato a identificare.
Ma una volta identificato il grano – continua Canedoli – ci sono dei parametri di qualità della pasta che vanno oltre la materia prima: per quanto la pasta sia un prodotto estremamente semplice, fatto solo di semola di grano duro e acqua, le variabili che intervengono sulla sua qualità finale sono tantissime. Tra il processo e la materia prima c’è il mondo della forma che è fatto di spessori (le cosiddette cartelle per i formati di pasta corta), di rigature, di diametri: ogni dettaglio conta per determinare la bontà della pasta, la sua capacità di trattenere al meglio al sugo.
La pasta si valuta prima a crudo, il suo colore, il suo aspetto, la superficie. Durante la preparazione entra in gioco l’olfatto, con il profumo di grano che la pasta sprigiona durante la cottura. Poi, a cottura ultimata c’è il momento più importante, che è quello dell’assaggio in cui si valuta la consistenza.
Questa caratteristica è data dalla corposità, dalla pienezza nella fase di masticazione e dallo spessore nel caso della pasta corta o dai diametri nella pasta lunga.
Insieme al nostro dipartimento di R&D, in questo progetto abbiamo rivisto completamente 10 formati andando a fare un lavoro importante sui micromillimetri, su quegli aspetti che sono impercettibili alla vista ma che poi determinano un diverso gradimento da parte delle persone.
Nel caso degli spaghetti ad esempio abbiamo aumentato il diametro, nel caso delle penne e dell’altra pasta corta abbiamo rivisto gli spessori per un’esperienza di prodotto più ricca e gratificante al palato. Del fusillo abbiamo rivisto la forma stessa per ricercare una masticazione più omogena e piacevole. Si tratta sicuramente di aspetti molto tecnici che grazie al lavoro di R&S vengono ottimizzati per raggiungere il miglior risultato possibile.
Si può parlare di un’iniziativa sostenibile?
Se con la parola sostenibilità – spiega Andrea Malservisi – intendiamo la capacità di creare condizioni durature nel tempo per migliorare le condizioni economiche, ambientali e sociali di una filiera direi certamente di sì. È un progetto che, come raccontato precedentemente, ha radici profonde e viene da lontano. Viene dall’impegno di Barilla di migliorare la filiera nella quale opera cercando di valorizzare tutti i singoli elementi. Il rapporto con i contadini, lo sfruttamento del terreno così come la qualità delle materie prime prodotte.
Cosa ci dice a proposito del packaging? Scelte, caratteristiche, valori…
La nuova veste grafica – prosegue Malservisi – è un omaggio all’Italia e un inno all’ottimismo e alla speranza.
Un nuovo colore per celebrare il cielo azzurro sotto il quale è nata la nostra pasta e che ci definisce come Italiani. Una visual indentity che da un lato richiama colori che già in passato erano associati alla marca ma che vuole essere soprattutto uno sguardo positivo sul futuro. Una visual identity pulita e minimale per celebrare i nostri formati e tutto il saper fare di chi produce pasta da oltre 140 anni.
Un prodotto destinato solo al mercato interno o anche all’export?
Ad oggi – afferma Andrea Malservisi – il prodotto, così come la confezione, sono pensati solo per il mercato Italiano ma stiamo facendo delle valutazioni per capire come e se estendere questa nuova proposta oltre i confini nazionali.
Come ha accolto questa novità il retail e cosa vi aspettate in termini di risposta dai consumatori?
Durante le presentazioni ai retailer italiani – sottolinea Chiara Canedoli – l’accoglienza è stata molto calda. L’aspettativa era alta perché negli ultimi anni il mercato della pasta di semola ha mostrato una certa dinamicità e quindi i retailer si aspettavano che Barilla rispondesse da leader con un prodotto nuovo e migliore. La nuova proposta dell’azienda ha trovato una ottima accoglienza. È stato riconosciuto che l’italianità del grano fosse un tassello importante. Da parte dei retailer ci sono stati segni di forte incoraggiamento rispetto alle scelte fatte anche sul packaging: l’azzurro della confezione, ad esempio, con il suo significato di energia e maggiore naturalità, è stato molto apprezzato.
Vi sarà un sostegno al lancio del prodotto in termini pubblicitari?
Il piano di supporto al lancio di questa nuova proposta – afferma Malservisi – sarà robusto e articolato in molteplici media e canali.
La situazione attuale ci ha costretto a modificare leggermente i piani ma il pay off di lancio “Nata sotto il cielo d’Italia” sarà la nostra firma per raccontare nei prossimi mesi la voglia di offrire un prodotto nuovo dedicato a tutti gli Italiani e nato proprio sotto questo cielo, che ci unisce da nord a sud. Ci sarà una campagna tv, digital, affisioni, shopper e brand activation volta a raccontare i pochi elementi che fanno grande questo rilancio. Una confezione azzurra come il cielo a far da sfondo a tutta la narrazione e una pasta più buona e corposa fatta solo con 100% grani selezionati d’Italia.
Prospettive? Questa attenzione alla valorizzazione della filiera, ora focalizzata sulla pasta, ritenete che possa essere estesa anche ad altri prodotti Barilla?
Quest’attenzione alla valorizzazione della filiera – conclude Andrea Malservisi – Barilla la ripone nello sviluppo di tutti i suoi prodotti. Già oggi possiamo vantare la stessa storia sul Basilico del nostro Pesto alla Genovese, così come tanto è stato il lavoro fatto a favore della filiera del pomodoro dei nostri sughi.
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