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Canova (Unicoop T.): l’e-commerce è una rovina ma non vedo format alternativi

Canova (Unicoop T.): l’e-commerce è una rovina ma non vedo format alternativi
Canova (Unicoop T.): l’e-commerce è una rovina ma non vedo format alternativi

Canova (Unicoop T.): l’e-commerce è una rovina ma non vedo format alternativi

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Emanuele Scarci

di Emanuele Scarci

Il commercio elettronico rischia di erodere completamente quel poco di margine rimasto ai retailer e la crisi economica strisciante minaccia di vanificare il maggior numero di scontrini emessi dopo la chiusura della ristorazione.

“E’ importante cercare nuovi format che soddisfino i consumatori – commenta Piero Canova, ceo di Unicoop Tirreno – ma finora si è visto poco di davvero funzionale”.

Unicoop Tirreno è una delle 9 grandi cooperative di consumo sotto insegna Coop, con circa 600mila soci e 3.800 dipendenti. Conta 94 punti vendita e nel 2020 dovrebbe registrare 900 milioni di ricavi.

L’anno scorso le vendite online si sono impennate del 115%. Per il 2021 Nielsen stima +60%. E’ un’opportunità?

Rimango sull’Aventino. E’ partito il nostro sevizio online con consegna a domicilio: come easycoop.com c’è stata una crescita enorme per fatturato, ma non si guadagna un euro. Sostenere che la modalità e.commerce sia il nostro futuro significa che, qualora questa modalità divenisse dominante, ci condurrebbe tutti dritti in tribunale a consegnare i libri contabili. Se invece l’online fosse solo un complemento, nel quadro della massima soddisfazione del cliente, si potrebbe tollerare.

I tempi per il superamento della pandemia si allungano a causa della carenza di vaccini. Qual è il suo budget 2021?

La scommessa, in tutta onestà, è che metà dell’anno somiglierà al secondo semestre del 2020 e l’altra metà al 2019. Non ho la pretesa che vada realmente così però dovevo tradurre in numeri dei fenomeni macroeconomici. Con questo non credo che mi chiamino all’Harvard business school, ma qualsiasi modello si voglia impostare ci sono talmente tante variabili da non uscirne vivi.

Una delle variabili è che la perdurante chiusura della ristorazione spinge i consumi in casa. Un vantaggio indiretto.

Vero. Dall’altra parte però ci sono alcune fasce della popolazione che iniziano a soffrire per la crisi economica e anziché comprare le bistecche comprano i petti di pollo. Quindi lo scontrino scende. Questa è un’altra delle variabili dello schema che le dicevo prima.

Il 2021 continua a penalizzare l’ipermercato: continuano le chiusure dei centri commerciali. Ci sono nuove strade?

Purtroppo la crisi dell’ipermercato tradizionale continua e progredisce, accelerata dal virus. E’ quindi importante cercare nuove soluzioni per un consumatore che non si ferma più. Ho visto qualche sperimentazione nuova e ardita, ma ho l’impressione che ci siano state anche delle nette marce indietro.

Per esempio, il superstore Esselunga bresciano di via Triumplina di 4.600 mq può essere una strada?

Indubbiamente è un punto vendita che colpisce, con luci soffuse e tanti colori azzurri ma non credo sia adatto a tutti i tipi di consumatori. Sicuramente non va bene per la signora Maria. E credo se ne siano accorti anche loro: ho notato che nel successivo punto vendita aperto a Montecatini Esselunga è tornata indietro, verso il loro formato standard. Migliorandolo anche leggermente.

Che ne pensa del “laboratorio” inaugurato nel 2020 da Unicoop Firenze a Prato? Spesa veloce e offerta semplificata negli assortimenti. Dopo circa 1 anno può essere un modello per il vicinato?

Sì, l’ho visitato. I nostri amici di Coop Firenze hanno inaugurato questo loro formato intermedio come costruzione, appena 1.650 mq, e servizio a metà strada tra un discount e un supermercato classico. Stranamente però dopo un lancio in grande stile non ne ho più sentito parlare.

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