Il Cda di La Doria, leader nella produzione di conserve di pomodoro, sughi pronti, legumi e succhi di frutta a marchio della grande distribuzione, approva il resoconto intermedio di gestione al 30 settembre.

Reduce da un ottimo biennio 2014-2015, nei primi 9 mesi del 2016 il gruppo ha condotto invece la propria attività in uno scenario reso più complesso e meno favorevole dalla deflazione che ha investito alcune categorie merceologiche e alcuni mercati in cui opera. L’azienda di Angri (Sa) è riuscita comunque a mantenere una buona performance in termini di marginalità.

I ricavi totali consolidati si attestano a 491,6 milioni di euro, in calo del 12,6% rispetto ai 562,6 milioni dei primi 9 mesi del 2015. Ha pesato l’effetto del cambio euro/sterlina che ha inciso per il 4,7 per cento. Un contraccolpo che non stupisce: il colosso salernitano realizza all’estero il 77,5% delle vendite.

Il risultato operativo lordo (Ebitda)è pari a 44,9 milioni contro i 58,9 del corrispondente (-23,7%). L’ Ebitda margin è passato dal 10,5 al 9 per cento. Il risultato operativo (Ebit) ammonta a 32,6 milioni, rispetto ai 48,1 milioni del 30 settembre 2015 (-32,2%). L’Ebit margin si piazza al 6,6% contro un 8,6% del corrispondente. Il risultato ante imposte è di 35,4 milioni di euro (-29,3%) rispetto ai 50,1 milioni nei primi 9 mesi del 2015. L’utile netto tocca i 26 milioni (-24,4%), dai precedenti 34,4.

Per quel che riguarda l’evoluzione della gestione 2016, le previsioni indicano più che soddisfacenti livelli reddituali, sebbene meno favorevoli rispetto all’esercizio 2015. “Nello specifico – si legge in una nota ufficiale - si attende un calo del fatturato e della marginalità a causa dei citati effetti deflattivi sui prezzi di vendita, che continueranno a influire in particolare sull’attività manifatturiera della capogruppo, La Doria Spa, e in buona parte riconducibili all’andamento delle campagne di trasformazione del pomodoro 2015 e 2016. Sull’esercizio in corso, continuerà a impattare lo sfavorevole cambio di conversione euro-sterlina che ha visto l’indebolimento della valuta inglese accentuarsi a partire dal terzo trimestre”.

Anche le previsioni 2017 denotano preoccupazioni:” Il prossimo anno comincia a profilarsi come una sfida, a causa di una congiuntura di settore poco favorevole caratterizzata, da una parte, dal permanere della deflazione in termini di prezzi di vendita, e, dall’altra, da un quadro inflativo dal lato del costo delle materie prime”.

La flessione/stasi della domanda in alcuni mercati porterà all’accentuarsi della competizione. Questo fatto, sommato alla Brexit “potrebbe tradursi in una perdita di competitività temporanea in alcune categorie, come i legumi e le zuppe pronte di cui i britannici sono produttori”, interrompendo, almeno per il momento, una crescita decennale, continuata fino al 2015.