Manna e Montella si ricomprano Ham Holy Burger: espansione dopo il Covid
Manna e Montella si ricomprano Ham Holy Burger: espansione dopo il Covid
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Gruppo Sebeto – Rossopomodoro, Rossosapore, Anema&Cozze – controllato, dal 2018, dal fondo inglese OpCapita, ha rivenduto il marchio Ham Holy Buger ai suoi fondatori, Franco Manna e Giuseppe Montella, che contestualmente sono usciti dal private equity.
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Lo riferisce Pambianco Wine&Food, che spiega che l’operazione ha avuto un duplice scopo: mettere in salvo il marchio dagli eventuali e possibili interessi di altri operatori concorrenti, visto che è già stata svolta una trattativa in questo senso, e sviluppare la catena in Italia e all’estero, non appena il mondo della ristorazione riaprirà i battenti.
Attualmente Ham Holy Burger ha 10 insediamenti in Italia: 4 a Milano (uno in Piazza San Babila nel Brian and Barry Building), 3 a Roma, di cui uno presso MacArthurGlen Designer outlet di Castel Romano, a Genova, Padova e a Serravalle Scrivia, sempre da MacArthurGlen. A questi si aggiunge l’hamburgheria di Marylebone (Central London), inaugurata nel 2014.
Il marchio è la risposta italiana ai colossi del settore, come recita il suo manifesto: “Quando abbiamo aperto il primo Ham Holy Burger, quasi 10 anni fa, eravamo i precursori delle hamburgerie contemporanee. L’idea era di trasformare l’hamburger, da sempre riconosciuto come un pasto semplice e veloce, internazionale e da strada, in un’eccellenza gastronomica al 100% italiana. Volevamo renderlo sacro appunto. Se pensate che, per anni, è stato considerato un cibo di serie B, mentre oggi è diventato un rito all’insegna della qualità, potete capire quanta strada abbiamo fatto, per renderlo uno dei cibi più invitanti e gustosi del nostro Paese”.
Sebeto, che si avvale per i suoi marchi anche di tutte le più note piattaforme di consegna a domicilio, conta 130 ristoranti nel mondo. Nel 2018 il fatturato si attestava a 114,6 milioni di euro.
A causa della chiusura da Coronavirus le vendite italiane, sebbene in larga parte compensate dal food delivery (+20%), hanno perso il 35 per cento, come ha dichiarato, il 3 marzo, l’amministratore delegato Roberto Colombo, intervistato da Affaritaliani.it.
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