Misure di emergenza anche per gruppo Inditex (Zara e Zara Home, Bershka, Pull&Bear, Massimo Dutti, Stradivarius, Oysho, Uterqüe) colpito, come molti altri protagonisti della moda, dalla crisi sanitaria.

Il gruppo spagnolo altamente internazionalizzato, visto che in Patria realizza il 15,7% delle vendite, ha infatti deciso di posticipare i dividendi verso gli azionisti – se ne riparlerà in giugno - e di accantonare 287 milioni quale riserva per fare fronte alle ricadute della pandemia e, specialmente, alle giacenze di magazzino.

Alla data del 17 marzo il colosso iberico aveva chiuso temporaneamente, sia per motivi di responsabilità sociale, sia in forza delle varie legislazioni nazionali, 3.875 negozi, compresi i 389 italiani in 39 mercati, mentre aveva riaperto i punti vendita cinesi, salvo 11.

Lo ha reso noto lo stesso colosso iberico durante la presentazione preliminare dell’esercizio 2019, che ha totalizzato vendite nette di 28,29 miliardi di euro, in crescita dell’8% (+6,5% a rete costante) .

Molto positiva anche la variazione dell’utile netto, che ha registrato 3,64 miliardi e una crescita di 6 punti, che sarebbero stati 12 in più, senza l’accantonamento di emergenza.

Bisogna anche osservare che Inditex, in un mese e mezzo, cioè dal 1° febbraio al 16 marzo, aveva perso il 4,9% delle vendite. Dal 1° al 16 marzo le vendite totali (rete fisica + online) hanno avuto una flessione del 24,1 per cento.

“Inditex – ha osservato il presidente Pablo Isla - sta dimostrando, attraverso questi risultati, la solidità del proprio modello di business e del proprio bilancio, risultati che provano il duro lavoro e la dedizione di tutti i professionisti che fanno parte dell’azienda, dalla produzione, alla logistica, al personale del punto vendita, ai nostri designer. I loro sforzi sono sostenuti da una serie di valori che, ora più che mai, ci guideranno verso un futuro ben più ottimistico”.

Il gruppo, che si distingue abitualmente per responsabilità sociale, dopo avere donato, in gennaio, 8,5 milioni di euro alla Caritas per il supporto a iniziative socioeconomiche in Spagna, ha donato, il 24 marzo già 10.000 mascherine nel proprio Paese di origine (poco meno di 79.000 contagiati al 29 marzo) e assicurato l’importazione dalla Cina di altri 300.000 pezzi.

Inoltre, il fondatore, Amancio Ortega, ha deciso la momentanea riconversione della produzione alle forniture ospedaliere.