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Anci si esprime su etichettatura 'made in'
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Anci si esprime su etichettatura 'made in'
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Anci esprime con forza la sua preoccupazione e la profonda delusione di tutto il comparto moda calzature per la recente decisione del Commissario Europeo al Commercio, Karel De Gucht, di ritirare dall’agenda dei lavori della Commissione il Regolamento per la denominazione di origine dei prodotti extra-Ue, già approvato dal Parlamento nell'ottobre del 2010 a larghissima maggioranza. br />
Oltre a sconfessare la decisione presa da uno degli organi legislativi della Comunità Europea, il provvedimento nasconde, dietro la ricerca di un equilibrio del quadro giuridico, una scelta che avvantaggia in maniera sbilanciata le grandi lobby del trading e i grandi gruppi multinazionali che hanno mantenuto nella UE la sola attività commerciale a discapito delle imprese manifatturiere, già pesantemente colpite dalla crisi, e del diritto del consumatore a un’informazione sui prodotti corretta e trasparente, regolato da apposite leggi dedicate in tutti i Paesi membri del WTO ad eccezione proprio dell’Unione Europea.
L’Associazione continua questa importante battaglia e ha già spiegato in una lettera le proprie istanze al Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera e a Lisa Ferrarini, Presidente del Comitato Tecnico per la tutela del Made in Italy e lotta alla contraffazione di Confindustria, chiedendo un decisivo intervento su un tema cruciale per il futuro della nostra produzione manifatturiera e per le reali possibilità del Paese di uscire dalla crisi.
“Siamo rimasti fortemente colpiti e delusi dalla decisione della Commissione Ue di togliere il dossier Made in dall’agenda 2013 alla luce della più recente giurisprudenza in tema di Wto – afferma Cleto Sagripanti, presidente ANCI Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani. ANCI non ha mai smesso di combattere questa battaglia fondamentale in difesa della dichiarazione di origine chiara e semplice, sin da quando è partita la proposta di regolamento di questa materia nel 2005 fino all'approvazione da parte del Parlamento di due anni fa”.
Oltre a sconfessare la decisione presa da uno degli organi legislativi della Comunità Europea, il provvedimento nasconde, dietro la ricerca di un equilibrio del quadro giuridico, una scelta che avvantaggia in maniera sbilanciata le grandi lobby del trading e i grandi gruppi multinazionali che hanno mantenuto nella UE la sola attività commerciale a discapito delle imprese manifatturiere, già pesantemente colpite dalla crisi, e del diritto del consumatore a un’informazione sui prodotti corretta e trasparente, regolato da apposite leggi dedicate in tutti i Paesi membri del WTO ad eccezione proprio dell’Unione Europea.
L’Associazione continua questa importante battaglia e ha già spiegato in una lettera le proprie istanze al Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera e a Lisa Ferrarini, Presidente del Comitato Tecnico per la tutela del Made in Italy e lotta alla contraffazione di Confindustria, chiedendo un decisivo intervento su un tema cruciale per il futuro della nostra produzione manifatturiera e per le reali possibilità del Paese di uscire dalla crisi.
“Siamo rimasti fortemente colpiti e delusi dalla decisione della Commissione Ue di togliere il dossier Made in dall’agenda 2013 alla luce della più recente giurisprudenza in tema di Wto – afferma Cleto Sagripanti, presidente ANCI Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani. ANCI non ha mai smesso di combattere questa battaglia fondamentale in difesa della dichiarazione di origine chiara e semplice, sin da quando è partita la proposta di regolamento di questa materia nel 2005 fino all'approvazione da parte del Parlamento di due anni fa”.
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