Secondo FederBio e Aiab il Piano Strategico Nazionale della Pac è del tutto inadeguato. Tale giudizio negativo ha spinto le due associazioni a scrivere sia al Ministro dell’Agricoltura Patuanelli, al Sottosegretario Battistoni e agli Assessori Regionali dell’Agricoltura, sia alle principali organizzazioni di rappresentanza agricola italiane.

Il punto evidenziato nelle comunicazioni è che, sebbene il biologico sia centrale per il contrasto al cambiamento climatico, per la tutela dell’ambiente e della biodiversità, e sia l’unico sistema regolamentato a livello europeo che certifica la sostenibilità dei processi agricoli, la bozza del Psn non gli riconosce adeguata importanza relegandolo di fatto a solo 1 dei 9 obiettivi specificati, pur citando ripetutamente il termine “sostenibilità” in tutti i punti del documento.

Con l’attuale bozza del Psn, l’Italia, tra i Paesi leader a livello europeo con oltre 2 milioni di ettari coltivati a biologico e più di 80mila operatori, rischierebbe di perdere concrete opportunità di sviluppo, rilevanti per l’intero comparto agricolo. Inoltre, attribuire un ruolo marginale all’agricoltura biologica comprometterebbe la svolta verso l’agroecologia e il raggiungimento degli obiettivi delle strategie e del Piano d’azione Ue per il biologico, lasciando peraltro il sostegno dei fondi Ue a competitori diretti come Francia e Spagna.

In concreto, Aiab e FederBio chiedono di puntare al raggiungimento del 30% di sau biologica entro il 2027, obiettivo realizzabile destinando ai sistemi biologici almeno il doppio delle risorse rispetto alla programmazione precedente. Per questo occorre stanziare complessivamente 900 milioni di euro sia attraverso un ecoschema per il biologico nel primo pilastro della Pac, sia attraverso le misure agro-climatico-ambientali dello Sviluppo Rurale di competenza delle Regioni. Questi elementi sono parte integrante della proposta di Aiab e FederBio inseriti anche nel documento di proposta della Coalizione #CambiamoAgricoltura.

Infine, uno strumento strategico come il Psn non può considerare l’agricoltura biologica come un settore separato dalle altre forma di agricoltura e, dunque, le associazioni del bio dovrebbero partecipare ai tavoli di confronto politico-strategici insieme alle altre organizzazioni di settore.

«Il biologico deve entrare in modo trasversale nel Psn, oltre che per i benefici ambientali del metodo di produzione anche per i riscontri economici e di mercato che offre alle aziende. Non possiamo rimanere indietro rispetto alle politiche green sull’agricoltura proposte dall’Ue, che hanno nel bio il cuore pulsante. Sarebbe miope per l’agroalimentare italiano non essere la punta avanzata di tali proposte. In Italia manca da anni una politica agricola nazionale ed è oramai necessario ripensare anche un Piano Strategico per il bio e una strategia condivisa che proietti l’agricoltura dell’Italia nel futuro», ha dichiarato Giuseppe Romano, presidente di Aiab.