L’interesse da parte delle aziende si fa sempre più concreto ma sono ancora molte le riserve di carattere prettamente economico e gli impedimenti strutturali che riguardano direttamente la tecnologia Rfid considerata, a ragion veduta e in maniera unanime, il futuro della tracciabilità in sostituzione del tradizionale codice a barre. Stiamo parlando di una tecnologia che genera un mercato ancora in fase embrionale ma di sicuro sviluppo, in cui non possono venire meno l’innovazione e il miglioramento del know how.




La svolta sta per arrivare

La liberalizzazione del 2007 della radiofrequenza ha sbloccato il mercato dell'Rfid
Il 13 luglio del 2007 l’allora ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni ha firmato un decreto per la completa liberalizzazione della radiofrequenza, che ha sbloccato la situazione della tecnologia Rfid, alla quale da quel momento le industrie del largo consumo, del tessile e farmaceutiche hanno iniziato a interessarsi seriamente. Da allora sostanzialmente tutte le frequenze sono disponibili e utilizzabili. “Se un’azienda - commenta Ubaldo Montanari, Rfid product manager di Hi Pro Solutions – vuole seriamente attivarsi per utilizzare l’Rfid può farlo, potendo valutare e scegliere la frequenza/tecnologia più adatta alle sue necessità. Sicuramente, grazie alla liberalizzazione dell’Uhf, l’Rfid crescerà in modo importante nella logistica e nella supply chain”. Attualmente “si stanno moltiplicando gli investimenti da parte delle aziende finalizzati veramente all’implementazione dell’Rfid – fa sapere Otello Azzali, vice presidente di Aton - e di conseguenza iniziano quelli riservati al rinnovamento dei processi aziendali. Fino a poco tempo fa la tecnologia Rfid veniva approcciata attraverso fasi sperimentali molto lunghe e spesso non finalizzate al reale utilizzo sul campo creando una sorta di limbo di progetti”. “Si stanno concretizzando delle domande per la realizzazione dei progetti pilota – dichiara Maurizio Costa, sales & marketing manager di Skeye -, alcuni dei quali però poiché vanno a impattarsi sui processi vengono messi in stand by nella loro implementazione complessiva. In generale si sta assistendo alla creazione di gruppi di sperimentazione, in collaborazione con diverse università, che permettono di rendere attivi e di far comunicare tutti gli anelli della filiera, che possono trarre tutti insieme dei benefici”.
La liberalizzazione del 2007 ha quindi avviato un processo di maggiore realismo dell’Rfid attraverso la realizzazione di una serie di sperimentazioni e impianti pilota. “Fino a poco tempo fa l’Rfid – fa sapere Guglielmo Piazzi, direttore marketing di Datalogic Automation – era considerato un possibile sostituto della tecnologia barcode, ora invece la tecnologia viene adottata da diverse aziende”. Ma non è tutto oro quello che luccica. La tecnologia Uhf da un lato presenta considerevoli vantaggi, ma anche “alcune limitazioni – sostiene Piazzi -, come l’interferenza con liquidi e metalli e, non da ultimo il costo del tag che, seppur abbassato notevolmente, rimane ancora alto quando confrontato con la tecnologia barcone”. “Dopo la liberalizzazione - Marcello Lolli, general manager di Smart Res - il mercato dell’Rfid va ripescato e rinvigorito perché tutti coloro che prima hanno provato a svilupparlo non hanno ottenuto i risultati sperati”.

Quando il largo consumo non convince

Non tutti i produttori e installatori di sistemi Rfid ritengono che il definitivo sviluppo del mercato passi dal largo consumo.
Che i codici a barre rappresentino una spina nel fianco per la gdo e il largo consumo non è una novità. Che l’effettivo sviluppo dell’Rfid passi proprio dal largo consumo è invece motivo di risposte contradditore da parte degli operatori. Alcuni avvalorano questa tesi mentre altri non sono pronti a sostenerla, come Ubaldo Montanari, Rfid product manager di Hi Pro Solutions, convinto che “nell’ambito del largo consumo l’utilizzo della tecnologia Rfid rimarrà destinato al case o ai pallet, concentrando e limitando quindi i massimi benefici negli ambiti della logistica e del magazzino fino allo scaffale”. “Non ritengo che lo sviluppo del mercato dell’Rfid passi solo ed esclusivamente dal largo consumo – dichiara Otello Azzali, vice presidente di Aton - perché nel comparto esistono dei problemi seri di gestione, difficoltà di decisione e di messa in opera della filiera. Serve tanto tempo per automatizzare i rapporti e lo sviluppo passerà dalle singole imprese”.
“Il largo consumo è caratterizzato da una molteplicità di prodotti e di problemi – fa sapere Marcello Lolli, general manager di Smart Res – che richiedono un tempo molto lungo di implementazione dell’Rfid. La gdo si sta iniziando a muovere per sviluppare l’Rfid ma non credo che possa essere il vero traino dello sviluppo a livello di item identification. Possono invece contribuire in maniera significativa allo sviluppo dell’Rfid quelle aziende che curano le referenze dalla produzione alla distribuzione, perché richiedono una decisione unica in merito all’implementazione”. A livello di item identification l’azienda sta immettendo sul mercato un prodotto innovativo: il tag termotrasferibile. “Noi – continua Lolli – realizziamo l’antenna in fili di rame e non abbiamo bisogno del classico supporto in poliestere. Il nostro tag si presenta quindi particolarmente idoneo per il tessile perché impercettibile, gli accessori e per prodotti di dimensione particolarmente ridotta.

Tag alla riscossa

Le tag Rfid sono oggetto di importanti processi di innovazione e miglioramento dell'efficienza.
L’elevato prezzo del tag, soprattutto del microchip contenuto in esso, sembra essere stato nel recente passato uno dei principali elementi frenanti per lo sviluppo completo dell’Rfid. “Nonostante le progressive riduzioni dei costi sul tag Rfid” dichiara infine Guadagnini di ADT Fire & Security, “non è successo ancora nulla di stravolgente a dispetto di chi aveva sempre affermato che quando l’etichetta avesse raggiunto i 5 centesimi di dollari, l’Rfid sarebbe esplosa. Il vero motivo dei retailer per la reticenza nell’implementazione della tecnologia è dato non tanto dal prezzo, come sono soliti affermare, ma dai costi che il retailer dovrebbe sostenere in relazione all’integrazione o conversione dei sistemi preesistenti”.
“Le prospettive di sviluppo – fa sapere Massimo Vanzi, ad di Montalbano Technology – sono legate alla disponibilità da parte dei fornitori principali della tecnologia, soprattutto chips, a ridurre i prezzi e i margini per favorire lo sviluppo del mercato. L’impressione è che i grandi player dei semiconduttori stiano ancora cercando di ridurre drasticamente i loro margini. Prima o poi ciò avverrà, in particolare quando le società del far east vedranno questi sviluppi come prioritari per la loro regione”. L’azienda negli ultimi anni ha sviluppato una famiglia di prodotti basati sulla tecnologia delle Reti di Sensori Wireless (WSN) - non propriamente Rfid ma sicuramente Rf - inizialmente focalizzati sulle nostre applicazioni storiche, la gestione della catena del freddo per applicazioni nella grande distribuzione, nel settore farmaceutico e negli ospedali. Ora Montalbano Technology sta mettendo in opera una strategia molto più ambiziosa innescando nuove applicazioni in ambito sanità, ambiente e sicurezza, senza però abbandonare il mercato dell’Rfid.
La diminuzione del costo del singolo tag di fatto “ha abbassato la soglia di applicabilità – commenta Ermanno Rondi, ad della società Incasgroup – della tecnologia Rfid dando origine a una richiesta spesso motivata da attese non sempre soddisfabili e spinte da un’informazione lacunosa. Per dirla in estrema sintesi: le richieste sono molte, ma spesso sono fuori dal range di applicabilità. In ogni caso esiste una crescita di applicabilità interessante anche se su numeri ancora piccoli e frutto di un’attenta analisi di fattibilità e verifica del ritorno dell’investimento”.
A livello di tag è da rilevare un importante lavoro sull’innovazione e il miglioramento dell’efficienza. Recentemente l’azienda di implementazione Hi Pro Solutions è rimasta colpita dai nuovi tag a temperatura, tag attivi che vengono letti come passivi e permettono quindi di lavorare su un’unica infrastruttura, tag passivi, che permettono ottime prestazioni in presenza di liquidi. Non sono meno interessanti i lettori Rfid in grado di localizzare la posizione precisa di tag intercettati nel loro cono di lettura.
“Si stanno sviluppando molto i tag attivi – commenta Angelo Colombini, ceo di Followeth - che si posizionano bene sul mercato perché efficienti a livello di tracciabilità e di localizzazione sia delle merci che delle persone grazie alle tecnologie wi fi e ultra-wide-band. L’azienda fondata nel 2006 da Colombini e Maurizio Soldati sta lavorando con intensità sull’Rfid applicato all’ambito ospedaliero e al settore del tessile, garantendo la completa tracciabilità del ciclo produttivo. Inoltre, “questo mese – fa sapere Colombini – immetteremo sul mercato dei sistemi per localizzare merci e persone e un nuovo prodotto per l’asset management interfacciabile con cellulari bluetooth e Wi Fi in grado addirittura di elaborare inventari direttamente su qualsiasi telefono mobile”.