Non accettare cookies dagli sconosciuti

Non accettare cookies dagli sconosciuti
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La nuova direttiva europea sulla privacy (e sulla pubblicità) su internet, entrata in vigore lo scorso 26 maggio, sta suscitando parecchie perplessità e malumori, non solo nel nostro Paese ma un po' in tutta Europa, soprattutto all'interno del mondo dell'industria pubblicitaria.
Perché la normativa comunitaria desta tante critiche? La direttiva prevede che gli utenti on line siano preventivamente informati in maniera chiara se e come vengono raccolte informazioni personali in rete e diano in anticipo il loro assenso. Questo presuppone però, nella pratica, che gli internauti accettino o rifiutino in maniera preventiva i cosiddetti “cookies”, i “biscottini” software che i siti web e i pubblicitari mandano ai computer degli utenti on line per identificarli. Problema non da poco, perché è tecnicamente difficile applicare l'opt in (l'opzione – da cui l'abbreviazione “opt” – che indirizza la comunicazione commerciale solo a chi ha anticipatamente manifestato il consenso a riceverla).
In teoria gli utenti dovrebbero accettare o rifiutare ogni volta le decine di cookies che i siti web inviano loro e perdere così delle ore per visionare anche solo poche pagine di internet. Inoltre i cookies possono essere buoni, cioè riconoscere gli utenti per facilitare la navigazione nei loro siti preferiti, o cattivi, per spiare la loro navigazione a loro insaputa.
L'industria pubblicitaria lamenta che l'applicazione rigida dell'opt in rovinerebbe la pubblicità di cui vive tutta la rete.
Sulla questione è intervenuto anche l'Internet advertising bureau, proponendo di introdurre un codice di autoregolamentazione che preveda l'opt out: con questo meccanismo gli utenti sarebbero avvertiti con un'icona della pubblicità comportamentale (quella che utilizza i cookies per tracciare la navigazione e profilare gli utenti) e cliccandola, potrebbero rifiutare i cookies. Vedremo se la proposta, sostenuta anche a livello nazionale da Fedoweb, l'associazione degli editori italiani on line che, insieme a Iab Italia, verrà accolta o meno: di certo la questione è ancora lungi dall'esser risolta...
Perché la normativa comunitaria desta tante critiche? La direttiva prevede che gli utenti on line siano preventivamente informati in maniera chiara se e come vengono raccolte informazioni personali in rete e diano in anticipo il loro assenso. Questo presuppone però, nella pratica, che gli internauti accettino o rifiutino in maniera preventiva i cosiddetti “cookies”, i “biscottini” software che i siti web e i pubblicitari mandano ai computer degli utenti on line per identificarli. Problema non da poco, perché è tecnicamente difficile applicare l'opt in (l'opzione – da cui l'abbreviazione “opt” – che indirizza la comunicazione commerciale solo a chi ha anticipatamente manifestato il consenso a riceverla).
In teoria gli utenti dovrebbero accettare o rifiutare ogni volta le decine di cookies che i siti web inviano loro e perdere così delle ore per visionare anche solo poche pagine di internet. Inoltre i cookies possono essere buoni, cioè riconoscere gli utenti per facilitare la navigazione nei loro siti preferiti, o cattivi, per spiare la loro navigazione a loro insaputa.
L'industria pubblicitaria lamenta che l'applicazione rigida dell'opt in rovinerebbe la pubblicità di cui vive tutta la rete.
Sulla questione è intervenuto anche l'Internet advertising bureau, proponendo di introdurre un codice di autoregolamentazione che preveda l'opt out: con questo meccanismo gli utenti sarebbero avvertiti con un'icona della pubblicità comportamentale (quella che utilizza i cookies per tracciare la navigazione e profilare gli utenti) e cliccandola, potrebbero rifiutare i cookies. Vedremo se la proposta, sostenuta anche a livello nazionale da Fedoweb, l'associazione degli editori italiani on line che, insieme a Iab Italia, verrà accolta o meno: di certo la questione è ancora lungi dall'esser risolta...
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