Marco De Sanctis, amministratore delegato di Supermercati Dem, insegna locale a carattere familiare con 20 punti vendita su Roma e provincia, ci racconta i cambiamenti nel settore Gdo e cosa si aspetta dal futuro.

Come si evoluto il settore negli ultimi anni e quali sfide all’orizzonte?
La pandemia ha mischiato tutte le carte: prima il mercato cresceva di 1-2 punti l’anno e i consumi erano grossomodo gli stessi. La spesa veniva fatta più d’impulso, ora, invece, il cliente è più organizzato, sa cosa vuole, usa di più i canali e-commerce e lo scontrino medio è più alto. Si riscontra una maggiore fidelizzazione per le insegne che lavorano bene. Secondo me, la partita in futuro si giocherà su 3 fronti: fidelizzazione, sostenibilità e personale. Per quanto riguarda il primo fronte, si dovrà cercare di intercettare i bisogni per personalizzare l’offerta, perché ogni cliente è diverso. La sostenibilità, invece, per molti è proprio un driver di scelta: a parità di prodotto, scelgono quello che ha intrinseco il senso della sostenibilità, dal pack al produttore locale, alle zero emissioni. La sfida sul fronte del personale, invece, si esprime con la ricerca di figure specializzate che sono sparite. Oggi un ragazzo preferisce percorsi lavorativi nel digitale e social. Per attrarre giovani, Dem ha avviato una campagna formativa, offrendo formazione gratuita a persone appena uscite da scuola per garantire posti di lavoro.

Come affrontate la questione sostenibilità sia di risorse che di benessere nei posti di lavoro?
Su 11 punti vendita abbiamo installato pannelli fotovoltaici. Abbiamo software per la gestione delle temperature dell’impianto di refrigerazione che ci permettono di regolare da remoto le temperature, il tutto finalizzato appunto al risparmio energetico.

A livello di produzione, la tecnologia risponde alle esigenze lavorative e ottimizzazione delle risorse?
Abbiamo riprogettato i nostri spazi interni, scegliendo attrezzature Rational. Ora siamo più produttivi con orari/costo azienda e più sostenibili: con un forno cuciniamo contemporaneamente 20 pietanze diverse, ottimizzando così i tempi e i costi di energia perché i forni stanno accesi meno tempo. Quindi sì, la tecnologia fa davvero la sua parte e noi siamo molto contenti.

Come ha impattato la digitalizzazione sul vostro modello di business?
In modo importantissimo. Durante la pandemia l’e-commerce è schizzato al 15-20% del nostro fatturato. Per la nostra insegna è fondamentale presidiare tutti i canali social e digitali, che ci permettono di intercettare consumatori così diversi da quelli che abbiamo avuto finora. Come insegna abbiamo una grossa responsabilità: analizzare il comportamento dei giovani, perché sono loro i consumatori del futuro. I nostri genitori e nonni sono fondamentali per i consumi di oggi, ma non dobbiamo dimenticarci dei giovani, perché i conti li dovremo fare con loro; una generazione completamente diversa, a cui non interessa fare la scelta davanti a un banco tradizionale di gastronomia, per loro un prosciutto crudo è un prosciutto crudo, non c’è differenza tra Parma e San Daniele. Lì si giocherà una partita importantissima: capire quali sono le esigenze e i bisogni di questi “consumatori del futuro” e investire in tutto quello che serve per fidelizzare i millennials.