di Luca Salomone

Dopo Cibus, a fine marzo, e Vinitaly, a inizio aprile, le grandi fiere alimentari continuano con Macfrut Rimini (3-5 maggio) e, subito dopo, con Tuttofood Milano (da lunedì 8 a giovedì 11 maggio). Focalizziamoci sulla prima, mentre avremo tutto il tempo di approfondire la seconda nei prossimi giorni.

L'edizione dei campioni

La quarantesima edizione dell’appuntamento riminese segna molti record: 1.100 espositori, +35% di aree, +50% di aziende straniere in mostra e 1.500 buyer da tutto il mondo.

Protagonista assoluta, ovvio, l’ortofrutta settore chiave dell’agroalimentare italiano, insieme alla componente estera, quella più dinamica del mercato. Come emerge dai dati Ismea il settore rappresenta un quarto della produzione agricola nazionale con 1,2 milioni di ettari coltivati, per 300 mila aziende.

Nel 2022 il nostro Paese ha prodotto circa 25 milioni di tonnellate di beni ortofrutticoli, dato sostanzialmente in linea con l’anno precedente. Il valore della produzione agricola ammonta a 15 miliardi di euro mentre le esportazioni hanno superato i 10 miliardi di euro (freschi e trasformati). Il saldo della bilancia commerciale è positivo per 2.762 milioni di euro.

Se consideriamo non solo la produzione, ma tutta la filiera, come tecnologie, packaging e servizi collegati - e Macfrut rappresenta tutti gli anelli dal campo alla tavola -, il valore complessivo raddoppia.

Notizie dall'interno

Le note più dolenti si registrano sul versante dei consumi interni: se, nel 2022, l’acquisto pro capite di ortofrutta è stato, comunque, molto importante, pari a 126 kg con una spesa di 313 euro, gli acquisti al dettaglio hanno registrato una flessione del 2,7 per cento.

Cso di Ferrara, nella sua ultima rilevazione, segnalava che, dopo una perdita tendenziale in volume dell’11% di gennaio 2023, anche nel mese di febbraio gli acquisti di fresco da parte delle famiglie italiane cedevano del 6 per cento.

In valori assoluti, sempre a, febbraio sono state comprate dai nostri connazionali 391 mila tonnellate di frutta e verdura che, unitamente a gennaio, raggiungono le 792 mila, oltre 68 mila in meno nel confronto sul primo bimestre 2022 (-8%). Nell’arco dei cinque anni l’ammanco sale a 161 mila tonnellate (-17%).

Il bilancio di tutto l’anno traccia un quadro in proporzione più preoccupante per la verdura: ripiegano tutti i prodotti, con l’eccezione dei cavoli. Si va da flessioni del 20% e oltre per piselli, asparagi, radicchi, fagiolini, finocchi per passare a spinaci, carciofi, broccoli, melanzane, insalate e zucchine con variazioni negative fra il 20% e il 10 per cento.

«Il calo medio degli ortaggi è stato pari al 9,4%, superando quello della frutta (-7,8%) e anche questa è una particolarità del 2022, perché, solitamente, le diminuzioni di consumo sono sempre dipese maggiormente dalla frutta – commenta Elisa Macchi, direttrice di Cso Italy –. Indubbiamente c’è stato un incremento dei prezzi medi al dettaglio, evidente e generalizzato, seppure con intensità diverse, pari al +13% sul 2021, causato anche da problemi produttivi di diverse specie orticole. Non dimentichiamo che gli ortaggi sono tra i prodotti più sensibili all’andamento climatico e, nel corso del 2022, di eventi calamitosi ne abbiamo avuti parecchi. I cali maggiori di consumo non sono sempre stati registrati in concomitanza con i rincari maggiori e viceversa. Teniamo anche conto che il segmento degli ortaggi surgelati sta viaggiando in modo diverso. Nel 2022, se escludiamo gli aromi e i minestroni, si registra una sostanziale stabilità rispetto all’anno precedente e se escludiamo le patate, si è riscontrata una crescita del 9% sul 2021. Certamente le famiglie si trovano in un momento economico molto particolare e, per incentivare l’acquisto, c’è sempre più bisogno di produrre bene e comunicare ancora meglio».

Uno sguardo oltre confine

Ci salveranno le esportazioni? Sembra proprio di sì, come dimostra il quadro dell’associazione Fruitimprese, redatto sulla base delle cifre Istat.

Il commercio estero dell’ortofrutta italiana conferma ancora, nel 2022, un andamento positivo, dopo i record del 2021. Cresce il valore: 5,3 miliardi di euro per il fresco (+1,5%) rispetto al 2021, mentre i volumi si confermano più o meno allineati con il 2021 (-0,4%).

Il saldo positivo a valore (circa 666 milioni di euro torna ai livelli del 2020 (-38%), mentre peggiora il saldo a volume (-110.001 tons), a causa della differenza fra le quantità importate (3,7 milioni di tonnellate) e quelle esportate (circa 3,6 tons).

La frutta si conferma la vera campionessa oltre confine: in primo luogo le mele (863 milioni), l’uva da tavola (738 milioni e i kiwi (509 milioni).

In un anno comunque difficile, per l’aumento dei costi produttivi e le tensioni geopolitiche, è buona la performance della frutta fresca in generale (2,8 miliardi, +6,3%), che recupera in parte l’inflazione. Positivi, infine, pure legumi e ortaggi (1,6 miliardi di euro e +4,1 per cento).