di Luca Salomone

Una giornata per fare il punto sulla categoria dei grossisti ortofrutticoli che operano nei mercati all’ingrosso e nei centri agroalimentari (Car), tracciarne l’identikit, e porre le basi per affrontare le sfide del futuro. Questo lo scopo della prima ‘Giornata nazionale del grossista’, organizzata a Roma, martedì 21 maggio, da Fedagromercati-Confcommercio

Di particolare interesse l’indagine - ‘Il Grossista, l’identikit di una professione’ - realizzata, da Omnibus sondaggi, attraverso la raccolta di interviste dirette agli imprenditori e tramite la diffusione di un questionario distribuito a un campione di operatori di tutte le principali sedi mercatali del nostro Paese (mischiando le varie merceologie alcune fonti dicono che in Italia ci sono circa 200 piattaforme fra mercati e Car).

Imprese piccole....ma non tanto

Risulta che questa attività riguarda piccole e medie aziende, a conduzione familiare, con un fatturato minimo che varia dai 3 milioni ai 20 (72%) e una parte, minoritaria (14%), che tocca, come massimo, i 40 milioni all’anno (28%).

Le imprese dotate e che lavorano di più sono quel 31% che non si accontenta della vita del mercato, ma che detiene un proprio magazzino di stoccaggio e lavorazione.

Il settore è dinamico e vivace dal momento che la maggioranza, 53%, ha dichiarato una crescita delle vendite fra il 2019 e il 2023, anche se si ritiene necessario un consolidamento della categoria e del suo ruolo attraverso l’innovazione dei servizi e dell’offerta merceologica (30%), grazie alla possibilità di migliorare la qualità (16%) e di avere un maggiore controllo sui costi (16%).

Gli operatori desiderano che i mercati diventino vere e proprie piattaforme multicanali, con l’aggiunta di servizi, soprattutto di tipo logistico.

Il grossista basa la propria attività in egual modo su frutta e ortaggi freschi, offrendo una vasta gamma di prodotti ai consumatori, con la Sicilia come primo fornitore entro i confini nazionali (seguita da Puglia e Lazio), e la Spagna come primo partner estero (l’America Latina è seconda).

I clienti nel dettaglio

I clienti di queste imprese rimangono principalmente i dettaglianti (28%), seguiti da altri grossisti (23%) e dagli ambulanti (17%). Ma crescono i rapporti con l’Horeca e la Gdo, a patto di disporre, appunto, di servizi adeguati: al primo posto la selezione e stoccaggio, al secondo la frigoconservazione e al terzo la consegna diretta al compratore.

Da sottolineare che, una volta sommate, la Gd e la Do, costituiscono già il 22% degli acquirenti, mentre la ristorazione forma solo l’8 per cento.

A giudizio degli operatori le sfide principali sono tre: intanto il ricambio generazionale, dal momento che, fra il 2001 e il 2010 l’ingresso di nuove professionalità è calato in modo considerevole e solo il 16% è entrato nel settore.

C’è poi la richiesta di un passaggio all’orario diurno di lavoro, visto che la maggior parte dei mercati lavora a partire due o dalle tre di notte (49%), ma avanzano nuovi bisogni e si chiede di spostare in avanti l’orologio delle contrattazioni (29%) fino ad arrivare al giorno (37%).

Terza necessità è l’ammodernamento delle strutture attraverso la collaborazione con gli enti gestori (31%), investendo, come detto, su servizi logistici (17%) e sulla sostenibilità (11%), ma anche su procedure sofisticate e semi industriali: packaging per gli acquirenti e prima trasformazione.

Insomma, il messaggio, in sintesi, è una richiesta di attualizzazione, come ha sottolineato il presidente di Fedagromercati-Confcommercio, Valentino Di Pisa: «Siamo stati insieme per porre le basi per un ripensamento del futuro dei mercati all’ingrosso e dei suoi imprenditori attraverso un cambiamento culturale profondo, che dia giusto valore a un comparto fondamentale. L’indagine statistica traccia le linee di un processo di modernizzazione e di rilancio, con l’obiettivo di innescare un cambio di passo».