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Gli stili alimentari si "riconfigurano", ma la dieta mediterranea vince sempre

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Gli stili alimentari si "riconfigurano", ma la dieta mediterranea vince sempre

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Luca Salomone

di Luca Salomone

Da anni e ancora per molto tempo, gli stili alimentari sono e saranno in fase di netto cambiamento: da un lato ci sono bisogni come la sostenibilità, la forma fisica, la difesa del benessere e della salute, la genuinità dei prodotti e l’autenticità dei sapori mentre, dall’altro, sussistono richieste più concrete, come la necessità di risparmiare tempo e denaro.

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Per questo Fondazione istituto Danone ha organizzato, a Roma, la presentazione del volume “Transizione proteica. Varietà nelle scelte alimentari per la salute dell’uomo e del pianeta”, opera che, a sua volta costituisce il 15° volume della collana Items, dedicata, alla nutrizione, ai suoi problemi, alle sue svolte ai suoi ‘mantra’, sempre delineati da studiosi ed esperti qualificati.

Ripartire con approccio scientifico

Il primo assunto è che bisogna ripartire dalla corretta informazione scientifica, approfondendo l’impatto del macronutriente oggi più dibattuto, le proteine, un approccio essenziale per orientare consapevolmente le scelte dei consumatori.

I capisaldi sono chiari: ogni decisione alimentare deve essere consapevole e informata. Il consumo di proteine è correlato a benefici per la salute, in termine di riduzione della mortalità e delle malattie croniche. Le raccomandazioni nutrizionali indicano, comunque, un apporto sempre bilanciato (flexitariano) fra proteine vegetali (55%) e animali (45%).

Per definire sostenibile una dieta è necessario considerarne, oltre all’adeguatezza dei nutrienti e agli aspetti economici e sociali, anche l’impatto che essa ha sull’ambiente, come insegna la Fao.

Ma cosa mangiano i nostri connazionali? Per rispondere a questa domanda Fondazione Danone ha coinvolto, Gfk, oggi parte di NielsenIQ.

Secondo questa fonte uno degli elementi che caratterizzano l’Italia e l’italianità è la propria cucina.

Pasta e pane con contorno

Quasi due cittadini su tre dichiarano di seguire la dieta mediterranea, con un forte incremento rispetto a 30 anni fa. Il dato esatto è di un 61 per cento, in confronto al 52 per cento del 1996.

Il periodo pandemico ha accelerato un trend che era già in atto da tempo e che vedeva una maggior sensibilizzazione su tutti i temi riguardanti l’alimentazione, in un contesto sempre più allargato di benessere.

In questo scenario si osserva una generale riduzione delle porzioni, verso piatti più leggeri, composti da una sola portata.

Andando a vedere nel concreto i ‘must’ si scopre che pasta, verdura e pane sono i preferiti, i più democratici, le categorie consumate dal maggior numero di famiglie.

Per merceologia a vincere è la frutta, quella a cui viene riconosciuto il maggior numero di occasioni di consumo. Interessante, però, al quinto posto, la presenza dei dolci e dessert. «Posso dirvi – spiega Roberto Borghini, Gfk consumer panel country lead Italia - che anche in questo comparto il tema salutistico è importante, tant’è è vero che ha già raggiunto quasi il 20% di quota all’interno del segmento».

All’inseguimento della frutta ci sono, nell’ordine, la verdura e, come già detto, pasta e pane, anche se, poi, la top 15 è tutta composta da cibi buoni e sani, molto presenti nelle abitudini nazionali: carni, bianche e rosse, salumi, formaggi, vino, riso, pesce, minestre e minestroni…

L'inarrestabile 'plant based'

Se andiamo a vedere quali sono le categorie a maggiore incremento, rispetto al periodo pre-pandemico, troviamo, al primo posto le bevande vegetali e poi le uova, la pizza la verdura, il pesce, i minestroni e i dolci, il che indica una riconfigurazione, ma non certo una rivoluzione, delle abitudini più tradizionali.

Particolarmente interessante la crescita mostrata dalle bevande vegetali, nonostante un posizionamento di prezzo relativamente alto in un contesso di forte inflazione, che probabilmente ne limita l’espansione.

«In tale contesto – ha continuato Borghini - vorrei aggiungere che i legumi sono oggi posizionati nella parte basse della classifica, ma con tassi di crescita importanti, del 10,4 per cento».

In forte salita, con tassi pari al 30%, troviamo il paniere dell’high protein, trasversale a molte categorie e capace di captare diverse occasioni di consumo, dalle principali all’area snack.

In fatto di innovazione sono molto dinamici tutti i plant based. Secondo Circana (ex Iri) la quota di innovazioni (percentuale di innovazione a valore, lanci 2021-2022, misurata sugli anni terminanti a settembre) indica un 13,3% di novità per i prodotti al cucchiaio con fermenti lattici, i surgelati (10,2), la gastronomia vegetale (8,9) e, di nuovo, le bevande vegetali (4,9).

Se ne deduce che l’Italia si dimostra un Paese veramente attento, ben più di altri, al benessere alimentare. È importante osservare che questo tipo di sensibilità si inserisce in un contesto più ampio. Quando si chiedono le motivazioni, gli italiani rispondono di voler tutelare, in tavola, la propria salute, ma anche l’ambiente e gli animali.

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